L'infinito vagabondare di de Maistre

Torna un classico della letteratura "sedentaria", scritto dall’altro fratello De Maistre

L'infinito vagabondare di de Maistre
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Errare, nel senso di viaggiare, è umano; «sedentare» è diabolico.

Ebbe del genio, e fu diabolico, il giovane Xavier de Maistre (1763-1852), militare e scrittore sabaudo di lingua francese, fratello minore del più celebre e più reazionario Joseph de Maistre, quando, sfruttando una particolare occasione della vita, ebbe l'idea di scrivere un libro destinato a diventare non solo un classico del '700, ma il classico della letteratura sedentaria, un capolavoro della memorialista dell'anti-viaggio, la parodia più bella di uno dei più fortunati generi narrativi. Eccolo qui. L'ennesimo ritorno di un libro che alla sua uscita, nel 1794, ebbe una fortuna straordinaria, che conobbe innumerevoli epigoni, un seguito (dello stesso autore), disparate imitazioni e decide di riedizioni: Viaggio intorno alla mia stanza, con Spedizione notturna intorno alla mia stanza (Feltrinelli, pagg. 160, euro 11; a cura di Donata Feroldi).

Ufficiale che da lì a qualche anno avrebbe combattuto contro Napoleone, poi servito nell'Impero russo e che infine fu nominato direttore della Biblioteca e del museo dell'Ammiragliato a San Pietroburgo (dove morì), Xavier de Maistre nel 1790, in servizio a Torino, come punizione per aver accettato un duello fu messo agli arresti - per 42 giorni - nella sua stanza. Attorno alla quale, per il lungo, per il largo, perimetralmente, a zig-zag, in un Gran Tour al contrario, si mise a viaggiare, tra la scrivania, la poltrona e il letto («quel mobile delizioso in cui dimentichiamo per una metà della vita i dispiaceri dell'altra metà»), scrivendo un «diario di viaggio» - in 42 capitoli - in cui discetta di metafisica (l'uomo per lui è composto da un'anima e da una bestia), parla di pittura e di musica (la prima superiore alla seconda), passa in rassegna i suoi quadri (il più bello dei quali è lo specchio, «il quadro perfetto»), cita i libri che legge, spiega l'importanza dell'abito per un uomo, ci racconta della sua cagnetta e del suo servitore, ricorda il padre (morto poco prima della Rivoluzione: «hai lasciato la terra nel momento in cui il crimine stava per invaderla»)...

Dimostrando come dentro l'orizzonte apparentemente limitato di una stanza («questa deliziosa contrada che racchiude tutti i beni e le ricchezze del mondo») si nasconda, niente meno, che l'Universo, la Storia, la Memoria e persino Dio.

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