«La Juve giocò due campionati: uno in campo e uno con Moggi»

Per la Lazio un solo illecito. Fiorentina colpevole «giustificata». «Milan, Galliani non muove obiezioni a Meani...». Ma la cupola non esiste

da Milano

Sono ben 154 le pagine riempite dalla Caf per le epocali sentenze sul calcio malato. Le prime 69 riguardano l’esposizione dei deferimenti da parte del Procuratore federale Stefano Palazzi nei confronti di 30 soggetti, con le incolpazioni relative nei confronti di Juventus, Lazio, Fiorentina e Milan (fino a pag. 42). Segue poi l’elenco delle memorie difensive presentate e quelle dei «terzi» interessati (Bologna, Treviso, Lecce, Messina, Brescia), con le successive delibere della Caf che legittimano le richieste e la competenza funzionale della Caf stessa. Si chiude con le richieste dei difensori.
NIENTE CUPOLA
Accertata la costituzionalità delle intercettazioni telefoniche nei processi sportivi, in base a diverse sentenze della Corte Costituzionale, Cesare Ruperto (perché è sua la firma finale a pagina 154) smonta il teorema della cupola. «Teoremi il cui uso è stato senza ragione rimproverato alla procura federale, poiché nell’atto di deferimento non v’è cenno o sintomo alcuno di essi, così come non v’è traccia delle espressioni sistema e cupola. Nel deferimento si parla invece semplicemente di una rete consolidata di rapporti, di natura non regolamentare, diretta ad alterare i principi di terzietà, imparzialità e indipendenza del settore arbitrale, attraverso varie condotte che intervenivano in momenti e livelli differenti». Ruperto scrive poi dei «reticoli» delle quattro squadre deferite che si attivavano nel proprio interesse per condizionare il settore arbitrale.
JUVENTUS UNA E BINA
Dal capitolo II (pag. 75), Ruperto passa a esaminare le condotte delle singole squadre, a partire dalla Juve e dal duo Moggi-Giraudo. «Nel 2004/05 la Juventus giocò due campionati, uno sul campo ad opera dei giocatori e un altro fuori dal campo ad opera dei dirigenti Giraudo e Moggi». Come precisa la telefonata del 6 febbraio 2005: «due gli ambienti da curare, la squadra e quello esterno, identificabile nel mondo arbitrale». «L’illecito è caratterizzato dall’attuazione di una condotta continuativa, programmata al fine di realizzare l’intento di procurare alla Juventus un vantaggio in classifica mediante il controllo diretto o indiretto della classe arbitrale e costituisce quindi fatto disciplinarmente più grave di quello che si realizza mediante la condotta diretta alla alterazione dello svolgimento o del risultato di una singola partita». Via allora alle schede telefoniche riservate, alla soggezione di Bergamo, Pairetto, Lanese, Paparesta nei confronti di Moggi e Giraudo. Mentre la Juve di oggi «ha tenuto un comportamento apprezzabile e ha dimostrato con l’opera di rinnovamento dirigenziale attuato, di riconoscere gli errori commessi nel passato»: questa è la ciambella di salvataggio che ha evitato ai bianconeri la serie C.
LOTITO, PIANGE IL TELEFONO
Nel capitolo III (pag. 105) scatta l’unico illecito della Lazio (contro i 5 chiesti da Palazzi) per la gara col Brescia con le ripetute telefonate tra Carraro, Lotito, Mazzini e Bergamo. «Nondimeno la complessiva condotta di Mazzini e Lotito, che hanno intrattenuto una sequenza di colloqui telefonici censurabili per la sostanza e i contenuti appare valutabile in termini di violazione dell’articolo 1». In chiave probatoria anche il colloquio tra Carraro (sollecitato da Lotito) e Bergamo, con Lotito che successivamente alla gara «si premura di appurare se Carraro fosse effettivamente intervenuto presso i designatori arbitrali per perorare la causa della società». Quindi Lazio responsabile di un solo illecito, ma «l’azione di Lotito è proseguita incessantemente per trovare appoggi per la sua squadra», azioni ritenute lesive in modo rilevante dello spirito di lealtà e correttezza.
I DELLA VALLE TROPPO ATTIVI
Nel capitolo IV (pag. 121) niente cupola per la Fiorentina, ma singoli episodi, a partire da Chievo-Fiorentina, quindi con pluralità di illeciti, con i contatti e le telefonate tra Mazzini, i fratelli Della Valle, Bergamo e Mencucci per poter pilotare la designazione degli arbitri a favore dei viola, con Diego Della Valle che incontra l’ex designatore «per capire come vede il futuro del calcio i prossimi anni e per fare con mio fratello una riflessione di lungo periodo». O come «il fallo di confusione» detto da Mencucci a Mazzini che gli risponde: «Quando ci si mette le mani noi... e diglielo ai tuoi amici, diglielo». Ruperto affronta l’argomento chiave, la famosa proposta «oscena» o «da bandito» fatta da Diego Della valle a Lotito per combinare il risultato di Lazio-Fiorentina, con responsabilità di tentato illecito per entrambi. Differenti però i comportamenti tra Fiorentina e Juventus. «Il comportamento dei dirigenti della Fiorentina scaturisce dal fatto che la squadra era rimasta penalizzata da una serie di arbitraggi sfavorevoli al punto da far apparire più che concreto il pericolo della retrocessione».
LA TELEFONATA GALEOTTA
Il capitolo V (pag. 145) è dedicato al Milan, a Galliani e al «precario» Meani, con Milan-Chievo sotto inchiesta. Nella telefonata incriminata di 1’ e 45”, Galliani chiede conferma a Meani del contatto con i designatori arbitrali. «Galliani non muove alcuna obiezione alla risposta del Meani, chiaramente allusiva alla richiesta di un trattamento di favore al Milan (“con una squadra come il Milan... a un minimo dubbio si sta giù con la bandiera, non si va su a vanvera. È vietato sbagliare anche dall’altra parte... nel senso contrario però”). Ecco perché il Milan viene chiamato a rispondere di responsabilità oggettiva per la condotta tenuta da Meani e Galliani della violazione dell’art. 1».

Sul Meani hanno pesato anche le ripetute telefonate col designatore dei guardalinee, Mazzei.
LE CONCLUSIONI
Sugli arbitri prosciolti non si è trovato il contatto diretto tra i designatori e i fischietti per condizionarli.

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