La Juve non molla, a Palermo si rivede pure un Trezegol

Il ritorno del francese e Buffon le certezze bianconere Vantaggio firmato Sissoko, ma è mancato il bel gioco

La Juve non molla, a Palermo si rivede
pure un Trezegol

nostro inviato a Palermo
È tornato monsieur Trezeguet e la Juve è tornata una Signora. Sì, d’accordo, ci sono voluti gli amuleti di Buffon, il francese ha messo un po’ troppo per calmare i bollenti spiriti del Palermo, ma questa Juve vola verso Londracon tre punti e duecertezze in più: nelle mani di Buffon e nei piedi di Trezeguet è racchiuso l’elisir di lunga vita. Anche in Champions. Ma ci sono altri meriti (i demeriti sono i soliti). Il gol di Sissoko ha messo la Juve nella condizione di proporsi ad andatura da crociera: veloce con brio ma senza badare alla bontà del gioco.

Dopo i primi brividi ed una ventina di minuti di smarrimenti, la squadra si è assestata seguendo la scia aperta da quella prepotente percussione di Sissoko che, pescando ancora una volta Liverani nell’errore, non ha creduto ai suoi occhi quando la difesa avversaria si è aperta al suo passaggio neppur avesse deciso di fargli fare passerella. Passerella e pallone scaraventato nella porta di Amelia sono stati tutt’uno. Che dire? Il Palermo è stato il miglior sparring partner possibile in vista del Chelsea: subito aggressivo, ma anche aperto nel giocare del centrocampo, più o meno come aveva fatto vedere il Chelsea, nel pomeriggio condito dal successo sull’Aston Villa. E la Juve ha dimostrato che contro certo tipo di aggressività rischia il tilt. Ma davanti a larghi spazi a metà campo sa riprendere in mano la logica della partita.

Dunque inizio furioso del Palermo. Miccoli ha cercato subito di mettere a punto i conti con il suo passato, e con Buffon, ma prima il portierone e dopo un minuto la traversa gli hanno detto che Buffon ieri sera era un gigante sotto un cielo di stelloni. La desolante scoperta ha messo tranquillo Miccoli ed anche il Palermo che si è ripresentato al tiro soltanto verso la fine del tempo con un elegante scialacquatore a nome Cavani. La Juve, invece, ha faticato a trovare vie del gioco ed anche prepotenza offensiva, ma con il passare del tempo si èmeglio assestata: insistente e determinato Iaquinta, che sa di avere in Trezeguet il miglior alleato. Un po’ confuso e spuntato il francese. Nedved ha provato a tirare in porta da ogni parte e Amelia ha respinto sempre l’idea al mittente.

La partita, dopo un inizio arrembante che giustificava il record d’incasso e di spettatori (il precedente era stato realizzato con l’Inter), ha preso contorni più italianeggianti, dunque agonisticamente meno esasperati, tatticamente più accorti. Juve più precisa, Palermo non altrettanto preciso, salvo lamentarsi ad inizio ripresa per la solita lena pallavolistica del nostro calcio: stavolta Grygera ha toccato di braccio un pallone diMiccoli e l’arbitro si è rifatto al lodo Rosetti: tutto regolare.

La Juve ha incassato e, alla lunga, fatto fruttare il dubbio. Miccoli, poveretto, si è dannato per impallinare Buffon, gran portiere per tutta la serata. La difesa ha migliorato la soglia di resistenza, ma forse non abbastanza per giocarsela tranquillamente a Londra. L’attacco ha dimostrato quanto conti Trezeguet, quando il gattone addormentato si è svegliato ed ha scaricato il sinistro in gol.

Merito della freddezza sua e del lavoro da sgobbone di Amauri che, poco prima, si era mangiato un’occasione d’oro (respinta da Amelia). Ecco dove la sfida ha detto tanto nel giro di 5 minuti: Amauri ha sbagliato il raddoppio lasciando la Juve nei brividi, Trezeguet glieli ha tolti. Pensate se ci fosse stato qualche mese fa.

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