Al Kandinsky una lezione ai bulli: «Condannati a servire i poveri»

La dirigente: «Non bisogna essere teneri, ma le famiglie devono aiutarci»

Augusto Pozzoli

L’Istituto professionale Kandinsky, al Gratosoglio. Una scuola «di frontiera», dove, come dimostra il recente caso dell’Istituto Steiner di Torino con lo studente disabile deriso e picchiato, più facilmente esplodono episodi di bullismo. Un fenomeno allarmante, che viene fronteggiato con uno speciale progetto di prevenzione giunto ormai al secondo anno di esperienza. «C’è chi si lamenta che a Torino siano state assunte punizioni troppo pesanti – esordisce Anna Maria Indinimeo, la dirigente scolastica della scuola del Gratosoglio –. Io credo invece che di fronte a questo fenomeno non bisogna essere teneri: ogni gesto di violenza e sopraffazione va stroncato sul nascere».
E seguendo questa filosofia la professoressa Indinimeo ammette senza mezzi termini: «Nella mia scuola le sospensioni sono all’ordine del giorno. Seguendo un criterio proprio del progetto che abbiamo adottato: offrire allo studente punito la possibilità di trasformare la punizione in un momento di lavoro socialmente utile. Andando a servire i pasti al pranzo dei poveri, partecipando all’assistenza di soggetti disabili, collaborando con la parrocchia ad organizzare servizi di assistenza alle famiglie bisognose del quartiere». Questo tipo di punizione è ovviamente l’atto conclusivo di un intervento che la scuola svolge con grande professionalità. Una preparazione indispensabile se si vogliono affrontare con successo le situazioni che si vanno creando nella scuola: vessazioni verso i compagni più deboli, furti, minacce. Minacce vere e proprio: come il fatto di chiedere soldi altrimenti, dicono i bulli ai ragazzi più indifesi, «ti spacchiamo la faccia». E talvolta questo succede.
Come si affrontano, dunque, queste situazioni? «Il punto di partenza del progetto in atto – continua la dirigente scolastica – è la formazione degli insegnanti ad affrontare episodi di bullismo. Perché è fondamentale l’approccio che si deve creare non solo coi ragazzi, ma anche con le famiglie. Per i ragazzi l’ostacolo più difficile da superare è l’omertà. Per loro parlare è diventare infami, e non è facile per gli insegnanti recuperare questo pregiudizio». Ma anche sulle famiglie si richiede spesso un lavoro prezioso: «Molti genitori – dice ancora la dirigente scolastica – tendono a minimizzare quel che accade o, peggio ancora, ad assolvere i figli, negando una loro responsabilità. L’azione della scuola fallisce soprattutto quando si trova dinanzi a questi atteggiamenti: senza la collaborazione della famiglie il fenomeno del bullismo non potrà mai essere vinto». Anna Maria Indinimeo da quest’anno ha assunto anche la reggenza di uno dei licei scientifici milanesi più «di moda», il Severi. La dirigente scolastica ha così potuto verificare il diverso sviluppo del fenomeno del bullismo tra due diversi tipi di scuola.

«Anche nei licei del centro il fenomeno esiste – dice – sebbene sia ancora più nascosto. Forse anche perché non c’è ancora sufficiente attenzione. Ma una cosa mi pare inesorabile: il fenomeno si farà sentire presto anche qui, perché dalle medie arrivano pure qui ragazzi sempre più difficili».

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