«L’accordo? Sarà solo sulle cose da fare»

Campagna elettorale al via e si fanno pressanti gli interrogativi. A sostegno della Polverini dopo Storace, anche le liste civiche dell’Assoforum. Ma quando prenderà una decisione definitiva l’Udc? Luciano Ciocchetti, segretario regionale del partito, è netto: «Sicuramente intorno alla Befana. Per allora daremo una risposta chiara su tutto». L’ultimo sondaggio Ipsos a livello regionale, ai primi di dicembre, dà il partito di Casini al 7.9 nelle indicazioni di voto degli elettori. L’Udc potrebbe essere dunque l’ago della bilancia nella sfida per il Lazio. Con chi andrà ad allearsi?
Ciocchetti, lei si è sempre espresso positivamente su Renata Polverini. «Confermo la buona opinione. La nostra azione ha fatto uscire un nome importante come il suo. Probabilmente ne uscirà un altro di pari livello dall’altra parte. E questo è un bene per la regione. Per il resto siamo disponibili soltanto a patti programmatici».
In ogni caso non correrete da soli. «Questo è assolutamente certo. Noi lavoriamo per costruire un’alleanza di governo con programmi precisi e sottoscritti davanti ai cittadini». Un patto con gli elettori? «Un patto garantito dalla firma del candidato presidente dell’alleanza. Chiaro e trasparente». Per l’Udc una delle discriminanti, indubbiamente, sono i valori cattolici. Che programmi avete per casa, famiglia, solidarietà? «A novembre la nostra conferenza programmatica ha fissato un programma di governo, con obiettivi precisi. Primo, la sussidiarietà, verticale con competenze di gestione passate ai comuni e alle provincie, e orizzontale nei rapporti con il terzo settore. Siamo contro la logica per cui i servizi pubblici sono belli, e quelli gestiti da privati brutti». «La famiglia è al centro del programma. Non oggetto di politiche assistenziali, ma di politiche della casa, dei servizi, del lavoro». Ad esempio? «Il quoziente familiare. Oggi l’Irpef regionale è applicato in modo uguale per tutti. Noi siamo dell’idea che vada graduato secondo il numero di componenti della famiglia.
Chiunque vinca le regionali dovrà fare i conti con lo spaventoso deficit della spesa sanitaria... «Occorre, per prima cosa, ridurre il numero delle Asl. Farne solo una per provincia. Noi la facciamo da 5 anni questa proposta. Oggi chi si vuole alleare con noi, deve sottoscriverlo nel patto». E le nomine? «I partiti devono stare fuori dalla gestione della sanità. Le nomine dei direttori generali non devono essere fatte dai partiti, tantomeno le nomine negli istituti privati. E poi bisogna tagliare gli sprechi. Chiudere gli ospedali con pochi posti letto, riconvertirli. Centralizzare gli acquisti e l’informatica. In sostanza, cancellare i meccanismi che hanno portato agli sprechi e alle ruberie sulla sanità che hanno caratterizzato sia i 5 anni di Storace che i 5 anni di Marrazzo».
I treni regionali, invece, sono pochi, vecchi, scomodi. I pendolari da Nettuno, Velletri, Tivoli, sono stati abbandonati a sè stessi. «Per noi è una priorità immediata.

Da sottoscrivere nel programma. Dobbiamo rendere confortevoli tutte le stazioni ferroviarie regionali. La convenzione appena firmata fra Fs e Regione secondo me è insufficiente. Bisogna rivedere l’accordo di programma del ‘90, mai attuato».

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