"L’America di Obama imiti Bisanzio"

Il politologo, a partire dal suo nuovo saggio, spiega: "Più diplomazia e più intelligence: questo è il modello giusto per gli Stati Uniti"

Sono le cinque della sera. «Ci vediamo a Roma. C’è un incontro dell’Aspen Institute. Leggi prima il mio libro». Per parlare di cosa? «Di Bisanzio, naturalmente».
Edward Luttwak dice che l’America di Obama, e di chi verrà dopo di lui, dovrebbe guardare alla vecchia Costantinopoli. È lì che si impara a sopravvivere al proprio destino. Città assurda, città strana. C’è una vecchia canzone di Guccini che parla di Bisanzio, «di plebi smisurate, di labirinti ed empietà, di barbari che forse sanno già la verità». Bisanzio è sopravvissuta a Roma per più di 800 anni. Non era più forte e aveva confini più difficili da difendere. È sopravvissuta grazie alla diplomazia, all’intelligence e a un esercito che sapeva fare i conti con i nuovi tempi. Bisanzio è la ricetta per il futuro dell’America. Luttwak ha in mano La grande strategia dell’impero bizantino (Rizzoli, pagg. 540, euro 25). È il suo ultimo libro e si capisce che lo ama. Bisanzio è l’ossessione di questo americano, di stirpe yiddish, nato per caso in Transilvania, che quando parla al passato di Basilio II o di re Gundhar, di unni o di califfi abbasidi cerca una chiave di lettura per questo secolo, il Ventunesimo dopo Cristo, che va avanti a fatica senza mappe e sestanti. Teodosio I prima di morire spezzò in due il suo impero e lo lasciò ai suoi figli. L’Ovest a Onorio e l’Est a suo fratello Arcadio. Nel libro c’è una linea tratteggiata che separa i due mondi: divide la Puglia dall’Albania, Roma da Atene, Cartagine dall’Egitto, i monti dalle steppe, l’Occidente dall’Oriente. È un muro invisibile che gli anni non riescono ad abbattere. È due destini, due caratteri, due modi di interpretare il mondo. Est contro Ovest. Sempre.

Partiamo dalla fine. Maometto II nel 1453 conquista Bisanzio. È la fine dell’impero romano d’Oriente e la vittoria dell’Islam. È sicuro che sia questa la strada giusta?
«Sicuro. Quando Maometto II entra a Bisanzio l’impero era già morto. L’Islam conquista il regno greco. Sono altri gli assassini della vecchia Costantinopoli».

Chi?

«Gli eserciti cattolici della Quarta crociata. È l’Europa che uccide la Roma d’Oriente, con quell’energia straordinaria che gli permise di conquistare il Messico, il Perù, l’India. Ma ora quell’energia è finita. L’unica sua preoccupazione è fare fuori ogni possibile leader carismatico per arruolarsi sotto la burocrazia dei mediocri».

Perché l’America deve imparare da Bisanzio?

«Per sopravvivere. Se fa come Bisanzio il suo impero durerà ancora a lungo».

Meno armi e più diplomazia?

«I bizantini dopo che Attila aveva scorrazzato per i due imperi avevano capito una cosa: non puoi difendere tutte le frontiere. Costa troppo ed è inutile».

L’alternativa?

«Metti i tuoi nemici uno contro l’altro. Usali. La diplomazia bizantina imbrigliò la forze nemiche raccogliendo dettagliati dossier e ottenendo vantaggiose concessioni a tutti i tavoli di trattativa. Non fece mai guerre costose. Non si dissanguò. Non sarebbero mai andati in Iraq come gli americani».

Neppure per motivi economici?
«Magari l’America fosse andata in Iraq per il petrolio. Almeno aveva un senso, una logica. Sono andati lì per idealismo, per dimostrare che la democrazia è compatibile anche con un Paese islamico».

Cosa avrebbero fatto i bizantini ad al Qaida?
«Non sarebbero andati in Afghanistan. Avrebbero usato le altre etnie locali per fare la guerra ai talebani. Niente marines, ma avrebbero pagato gli altri per combattere. Ma il guaio dell’America è questo: è sempre indecisa».

È il complesso di un’ex colonia che si ritrova impero.
«Vero. L’America non sa colonizzare. Non è come gli inglesi. È riluttante. Troppi sensi di colpa. Come in Iraq non sceglie di governare direttamente, ma si affida a personaggi corrotti e incapaci. Un guaio».

Bisanzio è un punto di riferimento per orientarsi. Questo è un secolo, dopo le ideologie del Novecento, che avrebbe bisogno di cartografi, di qualcuno in grado di disegnare nuove mappe.
«Le ideologie ti danno sempre mappe distorte. Non è il caso di riesumarle. L’unica mappa possibile è la strategia. Noi dobbiamo essere in grado di interpretare e prevedere scenari possibili. Noi sappiamo che l’Europa è sull’orlo di un collasso demografico ed è mèta di una forte immigrazione. È possibile, quasi probabile, che il vecchio continente subisca una islamizzazione. Noi sappiamo che l’economia cinese cresce a un ritmo più veloce di quella americana. Gli Stati Uniti potrebbero non essere più i primi al mondo, ma non accetteranno mai di essere i secondi.

Questi due scenari dovrebbero condizionare tutte le nostre scelte».

Islamizzazione dell’Europa e sorpasso cinese. È questo il futuro?
«È uno dei futuri possibili. L’Occidente deve fare in modo che non si realizzi».

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