É un assassino silenzioso quanto spietato: si nasconde, dissimula i sintomi della sua presenza, ma colpisce dritto al bersaglio, il cuore, con crudele e regolare efficacia. É il colesterolo, uno dei principali fattori di rischio per il muscolo più importante. In Italia, ogni ora, 25 persone muoiono per problemi cardiovascolari, 14 sono colpite da infarto, 26 si ricoverano a causa dellaterosclerosi, eppure il problema viene ignorato, trascurato: 20 persone su 100, oltre i 18 anni di età, non si sono mai controllate. Con punte che raggiungono il 30 per cento in Sardegna, dove gli esami, per molti, sono illustri sconosciuti.
«Un triste destino che il colesterolo condivide con lipertensione. É un problema culturale», commenta Alberico Luigi Catapano, presidente eletto della Società europea aterosclerosi, nel corso di un incontro organizzato a Roma. É emersa la necessità di intervenire, di non fermarsi alla conta delle vittime e alla cura dei malati, ma di sensibilizzare il Paese con urgenza. Molti ricoveri e tanti decessi, infatti, si sarebbero potuti evitare se i livelli fossero stati tenuti sotto controllo. Instillando la consapevolezza dei fattori di rischio e, però, non fermandosi, andando oltre.
«Il messaggio giù il colesterolo è valido ma deve essere lo slogan di partenza, quello con cui attrarre lattenzione sul problema lipidico», avverte Claudio Borghi, professore di medicina interna alluniversità di Bologna. Che aggiunge: «Nella formulazione di una strategia efficace si deve distinguere tra il colesterolo cosiddetto cattivo, LDL, e quello buono, HDL, assieme al ruolo non marginale dei trigliceridi, che sono espressione di alterazioni del profilo metabolico e di quello genetico dellindividuo».
Non solo di prevenzione si è parlato a Roma, ma anche di nuovi scenari nelle cure. Uno su tutti la possibilità di ridurre il colesterolo cattivo tramite una terapia di associazione, più efficace del 25 per cento rispetto alla monoterapia, che combini ezetimibe e simvastatina.
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