L’attico del manager? Offre Atm

Chi tanto vale tanto prende. Equazione di Elio Catania che paga oro la competenza, la preparazione e l’intelligenza? Di super manager? No, di un autista. Attenzione, non un conducente qualunque dell’Atm bensì lo chauffeur personale del presidente Catania. Che, sorpresa, non è stato scelto tra gli ottomila dipendenti dell’azienda ma reclutato dall’esterno.
Sì, avete letto bene: Catania non ha trovato un autista che gli andasse a genio tra i quattromila conducenti che, quotidianamente, sulle strade di Milano scorrazzano un milione e settecentomila passeggeri. Niente male come colmo per chi gestisce il trasporto pubblico. Ma c’è ancora un dettaglio: Bruno Caldarini, l’autista personale del presidente, è assunto con la qualifica di funzionario. Comprensibile il travaso di bile dei dipendenti Atm che ogni 27 del mese esplode in comunicati stampa, con tanto di invito a Palazzo Marino a vederci più chiaro sulla gestione dell’ex presidente delle Ferrovie dello Stato. Suggerimento con allegato l’elenchino dei mega-dirigenti che Catania ha piazzato negli uffici strategici di foro Bonaparte e, a mo’ di incipit, quel virgolettato siglato da Catania all’indomani dell’ennesimo guasto della metropolitana che ha appiedato centomila persone: «È il prezzo che la città e l’azienda pagano per dieci anni di mancati investimenti. Gli autisti Atm chiedano scusa».
Richiesta che i sindacati evadono a modo loro spulciando il bilancio Atm dove non c’è però il costo del gruppo dirigenti ma nero su bianco solo il costo del personale: 269 milioni di euro. «Scoprire quanto porta a casa un manager di lungo corso qual è Catania non è facile» confidano i sindacati: «Viaggia attorno ai 380, 400mila euro come presidente, mentre i membri del consiglio d’amministrazione hanno 40mila euro lordi all’anno». E i dirigenti made in Catania? «Si va dai 150 in su, con punta massima 205mila euro incassati da Alessandro Mio, neo direttore delle risorse umane». Facile, allora, stimare il costo dei dirigenti che Catania ha portato da 25 a 35: poco più di sette milioni di euro contro lo stipendio medio di un autista che è di 1.200 euro al mese, sempre lordi.
Ma vediamo, in dettaglio, la squadra che Catania ha voluto con sé in Atm e che finora «non ha brillato per qualità del servizio» secondo il giudizio del sindacato condiviso pure da tutti i capogruppi di maggioranza del Comune di Milano. Segno distintivo è il passaggio dei super manager nelle Ferrovie dello Stato dell’era Catania. A guidare questa pattuglia è Marco Pavanello, direttore marketing e comunicazione, seguito da Alessandro Mio, direttore risorse umane, già Permasteelisa group, e da Ugo Guelfi, consulente direttore strategie e sviluppo di Impresa. Oltre il lauto emolumento per Mio e Guelfi c’è anche, tra i benefit (auto aziendale e telefonino incluso) e i bonus, l’appartamento in corso Magenta (o il residence) pagato con i soldi dell’Atm.
Particolare, quest’ultimo, che fa venire l’orticaria a sindacati e centrodestra rileggendo le dichiarazioni del presidente Catania, «è mancato un miliardo di euro, l’azienda ha sofferto una grave mancanza d’investimenti». Intanto, un milione e duecentomila euro è la spesa messa in conto da Atm per consulenze esterne, sponsorizzazioni e promozioni.
Fotografia di un’azienda che, parola di Catania, reclama «ancora risorse per un salto di qualità». Nell’attesa, tra metropolitana a pezzi, bus rotti e guasti infiniti, le spese continuano. Ad esempio, il responsabile dell’ufficio stampa Atm, Fabio Carosi, dispone di una moto aziendale e buoni benzina illimitati oltreché di un alloggio al residence Le Corti a due passi da corso Vercelli. E sempre grazie al presidente Catania si ricompongono a Milano anche i nuclei familiari: Mariella Altieri, ex funzionario delle Ferrovie, è stata assunta da Atm e con lei il marito Andrea Kallidromitis, direttore manutenzione operativa. Assunti e alloggiati in via San Vittore, sempre in una casa pagata da Atm.

Il lungo elenchino dei beneficiati che è anche nelle mani dei capigruppo del Pdl svela poi che la segretaria di Catania, Alessandra Beretta, ha la qualifica di funzionario. Nessuno stupore, però. Se lo è l’autista di Catania come può non esserlo la sua segretaria?

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