L’emigrante che divenne il re della birra Usa

La storia della Budweiser non è la storia di una azienda, ma la storia delle persone che hanno contribuito a crearla. Persone con sogni e passioni. Una in particolare per la birra. Il protagonista è un uomo con un grande senso degli affari: Adolphus Busch, «the King of beer» come fu presto definito. Un uomo che è riuscito a creare la Budweiser, oggi la più nota delle birre americane. La Bud, così come viene chiamata in Europa per problemi di omonimia con un’altra birra ceca, è prodotta dalla Anheuser Busch, uno tra i primi produttori del mondo di birra e oggi una delle più grandi aziende americane. Quotata a New York dal 1980, nel 2005 ha prodotto 122 milioni di barili di birra (il 95% delle vendite è in Usa) che hanno garantito un fatturato di 17 miliardi di dollari. Il solo impianto di Saint Louis, nel Missouri, produce in un anno tanto birra quanto se ne consuma in tutta Italia.
Ma chi era Adolphus Busch? Un tedesco nato a Kastel nel 1839 da padre proprietario terriero e mercante. Una figura carismatica, robusto e alto con baffi lunghi e barba incolta. Aveva una voce profonda resa ancora più piacevole dal suo accento tedesco. Un abile commerciante, «poteva vendere qualsiasi cosa», si diceva di lui. Penultimo di 22 fratelli emigrò a 18 anni a Saint Louis dove imparò l'arte del commercio ma soprattutto dove incontrò Lilly Anheuser. Il destino aveva unito non solo due cuori ma anche due uomini con la stessa passione.
Il padre di Lilly infatti possedeva un birrificio dove Adolphus ebbe il benvenuto e ben presto aggiunse il suo nome a quello dell’azienda. Alla morte dello suocero Adolphus prese in mano le redini dell’attività. La trasformò in una fabbrica di denaro. Geniali alcune delle idee, grazie alle quali la birra diventò la più venduta negli Usa. Fu lui a creare la figura del «collector» che tra le altre cose partecipava ai funerali dei parenti dei proprietari dei saloon. Tra un singhiozzo e una lacrima invitava i parenti della vittima dopo la cerimonia a prendere una cosa da bere, ovviamente una Anheuser Busch. E lo stesso faceva ai matrimoni o a Natale, quando la moglie del barista veniva «omaggiata» con qualche grazioso pensiero. E ancora. In un momento in cui era difficile ottenere licenze per bar, lui le acquistava e le regalava a chi tra i candidati aveva avuto l’apprezzamento del vicinato. A condizione, naturalmente, che vendesse solo la sua birra. Tra i padri della Bud c’è anche un amico di Busch, tale Conrad che durante un viaggio in Boemia (precisamente a Budejovice, in inglese Budweis, da dove arriva il nome della birra) bevve in un monastero la migliore birra mai provata. Fu lui a consigliare a Busch di comprarne la formula.
Da quel momento in poi mister Budweiser volle diventare «ambasciatore» della sua birra nel mondo. Fece il suo lavoro alla perfezione. L’America era nella mani della Anheuser Busch. Lui riuscì a comprare case in ogni stato degli Usa, così come alberghi e miniere. Un giorno mentre si recava con il calesse alla sua birreria fu notato da un giornalista mentre i suoi impiegati lo accoglievano con un inchino e applausi: «È il nuovo re», intitolò il giornale.
La sua abilità nei rapporti con i giornalisti era pari a quella commerciale. Quando era intervistato, prima che l’interlocutore rivolgesse la prima domanda lui faceva la propria col suo accento tedesco: «Vell, vot to drink?» («bene, qualche cosa da bere?»).


Anche il giorno del suo funerale fu particolare. A Saint Louis non c’era mai stata prima di allora una cerimonia simile: 600 impiegati marciarono in fila e 25 camion furono necessari per trasportare fiori che arrivarono da ogni parte del mondo.

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