L’equilibrista dell'ambiguità

Non è facile definire il compromesso tanto faticosamente raggiunto nell'Unione. Romano Prodi ha cercato un punto di equilibrio tra l'approccio ideologico della sinistra estremista e del laicismo militante, da una parte, e le richieste della Conferenza episcopale e la «sensibilità cattolica», tanto diffusa anche nella maggioranza. È venuto fuori un progetto di cui non si capisce il senso, che non è stato definito Pacs e che incontrerà non pochi ostacoli nel suo iter parlamentare. L'on. Vladimir Luxuria ha preannunciato battaglia. Clemente Mastella, ieri lontano da Palazzo Chigi, ha ribadito la sua contrarietà. Emma Bonino, pur di rivendicare un successo, si è trincerata dietro una polemica anticlericale. C'è da chiedersi cosa accadrà di fronte ad una scelta frutto del «metodo Prodi»: tenere insieme la maggioranza a tutti i costi, pregiudicando la chiarezza delle scelte.
Chi ha rivendicato la legge sulle coppie di fatto come un «gesto di civiltà» e, alla fin fine, come una rivincita su Ruini per il fallimento del referendum sulla fecondazione assistita non può presentarsi al proprio elettorato rivendicando una vittoria, se non altro per le modalità del «contratto», per i tempi lunghi dei «diritti» e per i rinvii ad un futuro indefinito sulla questione-chiave della reversibilità della pensione.
Sul fronte opposto, Francesco Rutelli che può vantare il risultato minimo a cui ha costretto i suoi alleati-nemici (anche all'interno della Margherita) stenterà a non soffrire della concorrenza di un Mastella che, per la prima volta da aprile ad oggi, ha compiuto una scelta improntata alla chiarezza, sottraendosi alla melassa da cui è avvolta l'Unione. Può rivendicare di aver segnato un punto, Rutelli, per il fatto che la sinistra estremista ha subito un secondo colpo nel giro di pochi giorni, dopo il «caso Vicenza» e la riaffermazione del vincolo atlantico sull'Afghanistan. Ma resta comunque forte il divario tra la visione che egli sosteneva da mesi, la soluzione del problema attraverso il diritto privato, e la natura del provvedimento unanimemente varato a Palazzo Chigi.
Siamo davanti ad una nuova prova degli equilibrismi di Prodi, il quale una volta trova un alibi nella sinistra estremista, un'altra volta nelle pressioni, assai timide, dei moderati e in questa circostanza nella necessità di non stressare oltre misura i rapporti con la Conferenza episcopale. Ma il risultato è sotto gli occhi di tutti: una legge inutile, segnata dalle ambiguità e che scatenerà un duro conflitto in Parlamento. Lo scontro nell'Unione è rinviato al Senato e alla Camera. Sarà lì che il compromesso stenterà a reggere alla pressione delle anime estremiste e laiciste.

Mentre continuerà un conflitto pubblico distorto e ideologico. Una situazione confusa in cui il centrodestra potrà giocare un ruolo importante, cogliendo l'occasione per dimostrare che la confusione è al governo e la chiarezza all'opposizione.

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