«L’Europa deve difendere le sue aziende»

«Il caso Prysmian-Draka è emblematico. L’Europa deve fare di tutto per essere in grado di conservare la proprietà, l’intelligenza e la tecnologia delle sue aziende». Lo spiega Antonio Tajani vicepresidente Ue e Commissario alle politiche industriali dell’Unione Europea. La vicenda Prysmian-Draka è davvero esemplare. La ex-Pirelli Cavi, ora di proprietà di alcuni fondi internazionali, la settimana scorsa stava per concludere l’acquisto di Draka, società olandese detentrice di una tecnologia molto interessante sul fronte della fibra ottica. A rompere le uova nel paniere sono arrivati i cinesi di Tianjin Xinmao, una società che si occupa di cavi in fibra ottica finanziata direttamente dalla banca centrale cinese e dunque dal governo. Dato che la tecnologia di Draka è interessante, l’offerta dei cinesi è stata davvero generosa: il 20% in più di quanto promesso da Prysmian. Ieri anche il ministro allo sviluppo economico Paolo Romani ha assicurato il suo sostegno a Prysmian.
L’offerta dei cinesi - chiediamo a Tajani - è nettamente superiore a quella di Prysmian. Come può l’Ue, garantendo il libero mercato, arginare una simile proposta?
«Ora bisognerà vedere se sono state rispettare tutte le regole europee - risponde Tajani-. Le autorità europee e quelle olandesi dovranno esaminare il caso. Se così sarà ovviamente la trattativa andrà in porto. Ma il caso deve servire da monito a tutta l’industria europea che va tutelata al meglio altrimenti si rischia di perdere competitività sul mercato globale in maniera definitiva».
Se i cinesi concludono con Draka cosa succede?
«Portano la tecnologia in Cina e l’Europa perde know how. Se Prysmian invece riuscisse ad acquistare Draka diventerebbe il maggior produttore mondiale con conoscenze tecnologiche molto alte».
Insomma non è cosa da poco.
«Certo che no. Anche perchè si è visto che durante questi anni di crisi i Paesi che hanno retto meglio sono quelli manifatturieri, ossia la Germania, la Francia e l’Italia con il tessuto delle piccole e medie imprese che stanno diventando sempre più importanti e sono al centro anche delle prossime scelte politiche e strategiche dell’Europa. E quindi è giusto che l’Europa faccia una politica di tutela per l’industria e le imprese dopo aver puntato per anni sulla finanza e sulle banche. E i risultati non sono stati particolarmente brillanti».
Quali saranno i prossimi passi dell’Ue?
«L'Europa dovrà dotarsi di un nuovo modello di crescita fondato sulla produttività del settore manifatturiero che è poi il vero protagonista della ripresa economica e dell'occupazione».
Ora per Prysmian potete fare qualcosa concretamente?
«Ho parlato a lungo con l’amministratore delegato di Prysmian Valerio Battista che mi ha spiegato le opportunità dell’acquisto per la società ma anche la difficoltà ad alzare l’offerta che è già sostanziosa. L’Europa deve cercare di difendere al meglio le sue imprese altrimenti chi ha più denaro alla fine riesce a vincere.

Noi dobbiamo cercare di coordinare le poliche industriali dei vari Paesi per formare un fronte forte e compatto anche da parte dei sindacati. E nelle prossime riunioni dove si discuterà di polica europea abbiamo coinvolto anche le parti sociali».

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