Ieri in Honduras è stata una giornata di scontri. Mentre alle Nazioni Unite è prevista un'Assemblea generale, già convocata dal presidente Miguel d'Escoto, mentre il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto che Manuel Zelaya, il presidente deposto due giorni fa dall'esercito, sia reintegrato nelle sue funzioni, i cittadini del piccolo Stato centroamericano sono scesi per le strade sfidando il coprifuoco imposto dai golpisti per manifestare contro il colpo di Stato. A Tegucigalpa centinaia di persone sono scese nelle strade, alcuni con maschere, bastoni e pietre, per protestare contro la mossa dei militari, subito appoggiata dal Parlamento, sfidando i blindati che circondano la zona del palazzo presidenziale e gli altri obiettivi sensibili e gli elicotteri che pattugliano la città dal cielo. I primi bilanci parlano di almeno un morto e alcuni feriti.
L'assemblea legislativa, nel frattempo, ha già nominato il successore di Zelaya: è il presidente del Congresso Roberto Micheletti, figlio di immigrati lombardi, ed ex compagno di partito del leader deposto. Nato in Honduras, Micheletti - stando a fonti locali - ha passaporto italiano e il padre era originario di «Bergamo e grande tifoso dell’Atalanta». Il presidente ad interim, che parlerebbe molto bene l’italiano, come prima mossa ha risposto al venezuelano Chavez, che aveva minacciato un intervento armato se la rappresentanza diplomatica di Caracas fosse stata minacciata, replicando che «l'esercito honduregno sarà pronto a respingere ingerenze».
Il nuovo governo, che ha spento i ripetitori televisivi e tolto l'elettricità in parte della capitale, si è subito trovato assediato diplomaticamente, con condanne arrivate da tutto il mondo: dall'Ue agli Usa, fino ai Paesi dell'America latina, con in testa i membri dell'Alba (Alleanza bolivariana delle Americhe) che hanno ritirato gli ambasciatori. «Come si chiama questo signore che sta facendo la figuraccia della sua vita? “Pinochetti?”», ha detto il presidente ecuadoregno Rafael Correa, paragonando Micheletti al cileno Augusto Pinochet e chiedendo al popolo dell'Honduras di ribellarsi con uno sciopero generale. Contro il golpe si è scagliato ieri anche l'ex presidente cubano Fidel Castro.
Zelaya resta alla finestra e si gode l'appoggio di tutti i vicini, e aspetta di vedere l'evolversi della situazione, sperando che il supporto cittadino lo riporti in sella al Paese centroamericano e gli faccia fare la riforma costituzionale che gli permetterebbe di restare in carica anche dopo la scadenza del mandato, a gennaio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.