Sorpreso e amareggiato. Giovanni Gaglio è preside dellIstituto Agnesi di via Tabacchi dove nel luglio del 2004 era stata programmata una classe di sole ragazze egiziane che altrimenti sarebbero state costrette a tornare al loro paese per continuare gli studi, oppure abbandonare la scuola.
Da dietro la scrivania contesta la proposta di istituire le cosiddette «classi ponte» per gli immigrati neoiscritti.
Uniniziativa che aveva lo scopo di superare un ghetto intollerabile comera la pseudo scuola di via Quaranta. «È proprio il contrario di quello che noi volevamo fare dice perché il nostro obiettivo era quello di garantire il diritto allo studio a dei minorenni.
Avevamo laccordo del ministero e degli enti locali. Avevamo un progetto sia per le medie che per le superiori di grande serietà che prevedeva unintegrazione graduale degli alunni nella scuola. Ma improvvisamente tutto è andato in fumo per le reazioni suscitate da alcune frange politiche che, guarda caso, oggi sono i promotori di classi vere e propri ghetti».
Ma il problema di conoscere la lingua italiana per seguire le lezioni? «Una difficoltà che conosciamo continua Giovanni Gaglio e che ogni scuola affronta con proprie modalità. Ad esempio organizzando destate corsi di italiano per i neoiscritti. Appunto per evitare separatezza, perché lintegrazione va fatta nelle classi, con piano personalizzati di lavoro che consentano a ciascuno di dare il meglio. Una ricetta che abbiamo già visto che funziona. Due anni fa nella mia scuola lunico cento e lode alla maturità è andato a una ragazza egiziana che aveva esordito senza conoscere la nostra lingua. E lanno dopo a novembre arrivò in una terza classe una ragazza curda che non conosceva una parola ditaliano, ma che alla fine dellanno aveva la media dellotto».
Per il dirigente scolastico dellAgnesi la proposta appena varata dalla Camera rappresenta un segnale allarmante: «Allinizio dellanno agli insegnanti e ai genitori sono solito raccomandare due valori: tolleranza e solidarietà. Stiamo andando nella direzione opposta, oltrettutto a dispetto di leggi italiane e internazionali che garantiscono il diritto allo studio a tutti senza alcuna discriminazione.
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