I campioni d’Italia contro i campioni del mondo. In teoria non dovrebbe esserci match. Oltretutto i trionfatori di Yokohama esporranno da oggi sulle magliette la scritta «il club più titolato del mondo»: c’è di che far tremare i polsi a gente che, nel recente passato, ha vinto appena due scudetti, uno dei quali, per di più, a tavolino. Eppure, nonostante l’abisso di titoli, coppe e trofei che divide i due club milanesi, c’è nell’aria la diffusissima convinzione che a vincere sarà l’Inter di Ibrahimovic e non il Milan di Kakà, che ormai si impegna a fondo soltanto contro avversari internazionali come l’Urawa Reds o il Boca Juniors. Le sfide di campionato per Pirlo & C sono soltanto un allenamento fra un prestigioso impegno europeo e un maestoso appuntamento mondiale. È un peccato perché erano molto più belli e interessanti i campionati in cui c’era anche il Milan, vuoi mettere lo scudetto incerto fino all’ultimo, due-tre squadre - le solite, Inter, Milan, Juve, qualche volta la Roma - che possono vincerlo nei novanta minuti finali? Ma lo fanno apposta. Un anno fa la Juve se n’è andata in B perché così tutti i suoi, tifosi e dirigenti e giocatori, possono continuare a ripetere che quello è uno scudetto che vale poco perché loro non c’erano. E il Milan che viene sempre dato per morto e che invece risorge nelle partite decisive così da mettere in ombra i successi nerazzurri? Lo fa apposta, è chiaro. Come fa apposta a uscire subito di scena dalla lotta per lo scudetto così giocatori & dirigenti possono tranquillamente affermare che a loro del titolo italiano importa poco e niente, sono ben altri i loro traguardi, i loro obiettivi.
Una vera e propria congiura contro la squadra di Moratti. E adesso tutti a dire che l’Inter è strafavorita come se non sapessero tutti che il favorito nel derby è spesso e volentieri la vittima designata del derby.
Sergio Rotondo
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