L’INTERVISTA 4 EDMOND HAXHINASTO

Dopo i sanguinosi scontri di Tirana, Edmond Haxhinasto, vicepremier e ministro degli Esteri albanese, parla in esclusiva con Il Giornale.
Cosa pensa delle violenze scoppiate a Tirana?
«L'obiettivo era ribaltare il governo con la forza. È un segnale che le scelte politiche dell'opposizione si sono ulteriormente radicalizzate. L'Albania è un Paese democratico e un membro della Nato. La violenza, contro le forze di polizia, come è stata utilizzata a Tirana, non è permessa nelle società democratiche».
Però i morti sono tre e fra i manifestanti...
«Siamo profondamente dispiaciuti per le perdite di vite umane. Questo è il segnale più evidente che l'opposizione deve abbassare i toni. Verrà condotta un'inchiesta piena e completa su quello che è accaduto venerdì. Siamo un Paese con istituzioni serie, perfettamente funzionanti e aspiriamo ad entrare nell'Unione europea".
Un video mostra la guardia nazionale che spara sui manifestanti, mentre lanciano pietre. È vero che fra loro c'era qualcuno armato?
«Le prove che abbiamo sono i segni dei proiettili sul palazzo del primo ministro sparati da fuori».
Il primo ministro Sali Berisha ha parlato di un "tentativo di colpo di Stato"...
«Nel corso dell'ultima settimana, in preparazione della manifestazione, i leader dell'opposizione hanno rilasciato ripetute dichiarazioni di questo tenore: "Il 21 gennaio il governo cadrà", "il primo ministro sarà costretto a lasciare". E dopo gli scontri continuavano a dire, nonostante le vittime, che butteranno giù l'esecutivo. La loro intenzione è chiara: obbligare questo governo ad andarsene. La violenza esplosa in piazza serviva a questo. Non solo: diversi leader dell'opposizione hanno fatto riferimento allo scenario tunisino sostenendo che accadrà lo stesso in Albania. Nel nostro Paese, però, non c'è una dittatura».
Le dimissioni del vicepremier Ilir Meta, per uno scandalo di corruzione, che lei ha sostituito, sono state il segnale per tentare la spallata di piazza?
«È un pessimo casus belli. Il video che riprende Meta (nel quale il vicepremier concordava una tangente, nda) è sottoposto a un'indagine della procura. Ci sono prove che il video sia stato manipolato, con l'intento di cambiarne il significato e di coinvolgere il primo ministro. La stessa ambasciata americana a Tirana ha ribadito che la lotta alla corruzione non giustifica la violenza di piazza».
L'opposizione boicotta i lavori parlamentari per protesta e chiede nuove elezioni. Secondo i socialisti Berisha avrebbe vinto, nel 2009, grazie ai brogli. C'è spazio per un compromesso?
«Invitiamo l'opposizione a raffreddare la retorica e a venire in Parlamento a discutere un miglioramento della legislazione per le prossime elezioni amministrative che si terranno in maggio».
L'opposizione annuncia nuove manifestazioni. Si rischia il ritorno al caos del 1997, dopo la crisi finanziaria delle cosiddette piramidi, che scatenò una specie di guerra civile?
«No, no, le istituzioni albanesi sono forti. Siamo ben lontani da scenari del genere.

Questo Paese è completamente diverso rispetto al 1997. L'opposizione può condurre tutte le proteste democratiche che vuole, come garantito dalla Costituzione, ma non certo manifestazioni violente».
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