L’INTERVISTA LUCIANO MOGGI

Juventus sconfitta per la sesta volta nelle ultime otto partite, sesta in classifica, a quattro punti dalla Champions League, senza gioco e identità. Cosa succede, Moggi?
«Succede quello che avevo previsto da tempo. La società non esiste, guidata da gente che non sa di pallone. E la squadra fa acqua. Dopo un anno che era arrivato a Torino, Blanc ebbe il coraggio di dire che il calcio è più semplice di quanto pensasse. Poveretto. Cosa ne sa lui di questo mondo?».
L’arrivo di Bettega non ha prodotto buoni risultati?
«E come poteva? Ci vorrebbe un progetto che non c’è. E poi lui non è adatto a tenere il timone di un’azienda. È un bravo ragazzo, un operativo. Se lo mandi in giro fa il suo dovere. Ma ha bisogno di qualcuno che gli stia sopra, come ai tempi miei e di Giraudo».
Ma si aspettava che rientrasse nello staff?
«Non lo stimo più, Bettega. Anzi, sa cosa le dico? Non lo saluterò neanche se me lo ritrovassi a un passo. Ma come? Al Tribunale sportivo di Roma gli azionisti, certi azionisti almeno, ci scaricano e ci tirano addosso. Alla Procura di Torino ci denunciano per infedeltà patrimoniale. E lui rientra in società, dentro questa società? Ci vuole anche la faccia come il c... per richiamarlo. Bettega farà la fine di Ferrara, glielo garantisco. A Ciro gli hanno fatto accettare un gruppo senza capo né coda, a lui rinfacceranno di non aver rimesso a posto la squadra».
E Secco, che lavorava con lei? Non va bene neppure lui...
«È fuori posto, non è un direttore sportivo, di quelli che sanno fare le squadre. Lui può fare il team manager, lavorare dentro lo spogliatoio, fare da intermediario fra società e squadra. Allora sì che potrebbe essere utile».
Cosa fare allora se il manico non funziona?
«Bisognerebbe cambiare la dirigenza. Blanc è al posto sbagliato. E John Elkann sa di calcio ancora meno. In 3 stagioni hanno speso 250 milioni, lo raccontano gli aumenti di bilancio. Antonio (Giraudo, ndr) ed io non abbiamo fatto spendere una lira o un euro agli azionisti in oltre 10 anni di onorata attività. Su questo nessuno può permettersi di dire il contrario».
Scusi l’insistenza. E come si può modificare un consiglio d’amministrazione?
«A metà degli Anni ’90, Gianni Agnelli lasciò il testimone al fratello Umberto. Adesso John Elkann dovrebbe fare altrettanto con Andrea Agnelli, il figlio di Umberto e Allegra. Lui sì che conosce i meccanismi del calcio, è sempre stato vicino al padre, ci ha accompagnato in tante situazioni. Con lui tornerei di corsa nella Juventus per rifare una grande società e una grande squadra, in qualsiasi momento. Ci saranno novità dopo il processo di Napoli».
Ma lei è squalificato fino al 2011.


«E cosa significa? Vorrà dire che ricomincerei da consulente di Andrea. Dov’è il problema?».
E se oggi la richiamasse Blanc?
«E chi gli risponderebbe? In un’intervista a Le Monde il signor Blanc ha raccontato che (...)

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