«L’Ue deve intervenire subito e bloccare l’esproprio del Tfr»

Maroni: «Se una simile bestialità l’avesse fatta il centrodestra, Bruxelles l’avrebbe già bocciata»

Antonio Signorini

da Roma

A Roberto Maroni, capogruppo dei deputati della Lega Nord ed ex ministro del Welfare, la Finanziaria 2007 non piace. Non è l’aumento delle tasse, non quello dei contributi né la penalizzazione dell’apprendistato. Ma è il trasferimento della metà delle quote di Tfr inoptate all’Inps che mette al primo posto delle «nefandezze» la manovra.
Forse perché fu il suo ministero a varare la riforma del Trattamento di fine rapporto per il lancio della previdenza complementare...
«È perché sono riusciti nell’incredibile obiettivo di danneggiare allo stesso tempo le imprese, in particolare gli artigiani, le piccole e le medie, creando un rischio recessione; i lavoratori, che si vedranno togliere le loro quote di Tfr dal primo gennaio 2007 senza essere informati e, infine, la previdenza complementare. Servirà solo a sanare il debito dell’Inps. A compensare quei miliardi che ogni anno lo Stato versa nelle casse della previdenza».
Sempre che la rivoluzione del Tfr passi l’esame dell’Unione europea. Anche il ministro Bonino è sicura che il conferimento all'Inps di una quota del Tfr inoptato non sia compatibile con l’ordinamento comunitario.
«Io spero che la Commissione intervenga. E osservo che se Tremonti avesse commesso una bestialità del genere Bruxelles si sarebbe già pronunciata. Invece vedo un silenzio imbarazzato. Ma nessuno si accorge che questa misura viene registrata come una maggiore entrata, mentre si tratta a tutti gli effetti di nuova assunzione di debito? Tra l’altro attraverso una specie di prelievo forzoso dalle tasche dei contribuenti, molto simile a quello fatto nel ’92 da Giuliano Amato sui conti correnti. Un vizietto al quale la sinistra non sa rinunciare, evidentemente. Spero che l’Ue lo bocci. Sennò lo faremo noi in Parlamento e nel Paese. Anche perché è un danno al mondo produttivo del Nord, alle piccole e medie imprese padane e i lori dipendenti. È una ritorsione contro chi non li ha votati».
La protesta dei sindacati sul Tfr è stata blanda. Come se lo spiega, visto che perdono il controllo di una bella fetta di risparmi?
«Ora si sono accorti che in questo modo non decolla la previdenza complementare. Damiano, che sostiene il contrario, ha fatto male i suoi conti. Comunque pesa il fatto che una parte del sindacato, cioè la Cgil, agisce secondo la solita doppia morale: quello che fa la sinistra va sempre bene, quello che fanno gli altri mai. Se faranno finta di niente sono sicuro che a partire da gennaio, quando i lavoratori si renderanno conto del furto, dovranno subire una colossale riconsegna di tessere».
C’è chi rimpiangere la sua di riforme...
«La nostra era stata a lungo meditata e gestita con i tempi dovuti e ora si riconosce che era una cosa equilibrata. Aveva le compensazioni per le imprese che perdono le quote di Tfr dei lavoratori. Questa cosa contenuta nella finanziaria, invece, è improvvisata. Per le piccole aziende diventa una questione di vita o di morte. Se scende in campo la Confartigianato il cui presidente è vicino alla Margherita, vuole dire che non ci sono margini per migliorarla».
E voi, come Casa delle libertà, cercherete di bloccarla insieme?
«Al coordinamento dei gruppi parlamentari abbiamo deciso di presentare emendamenti comuni. Lunedì ad Arcore abbiamo deciso una strategia comune. Poi, ogni partito sarà libero di presentare i suoi emendamenti. Noi, ad esempio, spingeremo molto sul Nord. Ma avere un pacchetto di emendamenti di tutta la Cdl è una cosa importante. Io ho anche proposto che il coordinatore dei parlamentari della Casa delle libertà per quanto riguarda la finanziaria sia Giulio Tremonti. Sarebbe un segnale forte di compattezza che spero venga accolto».
E se in Parlamento non otterrete niente?
«C’è la piazza».
Appoggerete le associazioni che stanno preparando le mobilitazioni?
«Certo. Ma quelle stanno nascendo spontaneamente. Artigiani e lavoratori condividono il giudizio che diamo di questa Finanziaria. Noi scenderemo in piazza a conclusione dell’Iter parlamentare».
In piazza contro il Tfr all’Inps, contro l’aumento delle tasse e poi?
«C’è l’aumento dei contributi e la penalizzazione dell’apprendistato che costerà tantissimo agli artigiani. Poi c’è il capitolo infrastrutture.

Al Nord sono destinati 150 milioni di euro, tutti per il Mose di Venezia. Non c’è nient’altro. A Roma, per un non meglio precisato progetto per la capitale danno 645 milioni. Non ci siamo. È un altro modo per colpire il Nord».

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