L’ultimo reality: Plankensteiner canta l’inno

da Torino

La riscossa di Gerhard Plankensteiner parte dalla parole del ministro Gianni Alemanno. L’azzurro altoaltesino del Corpo forestale è finito nel trituratore delle critiche, dopo quella frase infelice appena vinto il bronzo nel doppio dello slittino. «L’Inno? Non conosco quella canzone». Sono state polemiche ed esagerazioni. Riccardo Villari, esponente della Margherita, ha chiesto, per esempio, di togliergli la medaglia. Alemanno ha riportato tutti alla realtà. «Si dovrebbe veramente vergognare chi ha cercato di mettere in difficoltà un atleta azzurro per un equivoco sull'inno. Chi ha innescato la polemica non si rende conto dei sacrifici che tutti i forestali italiani, e in particolare i Forestali in montagna, devono sopportare ogni giorno». Ieri è stato un susseguirsi di pro e contro. E la Rai si è inventata l’ultimo reality giusto per offrire l’immagine del povero atleta a capo chino, costretto a chiedere scusa. Servizio pubblico in ogni senso.
C’è stato di tutto e di più. Vedi l’intervento di Eva Klotz, la pasionaria del partito separatista dell’Union fuer Suedtirol. «Se ci sono italiani che vogliono costringere noi sudtirolesi a sentirci italiani e mostrare patriottismo, allora propongo che si faccia una squadra tirolese con atleti di qua e di là del Brennero. A Torino saremmo già in alto nel medagliere».
Il mea culpa di Plankensteiner è andato in onda su Raidue. «A fine gara ero stanco e nervoso: mi hanno fatto una domanda che non ho capito bene. Nella mia risposta ho fatto un errore, ci mancherebbe altro che non conoscessi l'inno di Mameli, l'ho sentito centinaia di volte... insomma, io amo l'Italia, vivo in Italia, lavoro per la Guardia forestale». Plankensteiner ha aggiunto ancora: «Mi dispiace per l'equivoco, dedico la medaglia a tutti gli italiani: sapere che la gara è stata vista da 2,3 milioni di spettatori mi fa dire che sono fortunato a essere italiano». E, alla fine Gerry ha persino intonato le prime parole dell’inno. Qualcuno lo avrebbe voluto veder fustigato nel bello della diretta, ma non è successo.
Pertinente l’osservazione dei deputati della Svp, schieratisi ovviamente a favore dell’atleta. «Dubitiamo che tutti gli atleti di lingua italiana sappiano cantare l’inno». Non solo loro. Fra le voci contrarie,quella di un grande campione nostro, nato all’estero: Klaus Dibiasi, magico tuffatore degli anni settanta. «Sono orgoglioso di essere italiano, anche se sono nato in Austria. Ho perfino fatto il portabandiera. Plankensteiner poteva prepararsi prima l’inno, per scrupolo o anche per scaramanzia.

Ma siamo tutti italiani, anche i valdostani che parlano patois». Più concreto Norberto Oberburger altoatesino, oro nel sollevamento pesi a Los Angeles ’84. «A me non sarebbe mai venuta in mente una risposta del genere. Ma lo sport è sport, guai a metterci la politica».

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