Non c'è più «religione», neppure in uno degli ultimi «paradisi» socialisti. I comunisti cinesi aprono il Comitato centrale del partito all'uomo più ricco del Paese, Liang Wengen, un capitalista doc. Mao Tse-tung si rivolta nel suo mausoleo di fronte a questa «rivoluzione» in nome del mercato. Qualche erede delle Guardie rosse ha protestato alzando gli scudi dell'ortodossia socialista, ma sembra proprio che il capitalista numero 1 della Cina entrerà nel sancta sanctorum del partito unico con la falce e martello.
La notizia-bomba è stata pubblicata dal Global Times, un quotidiano cinese in lingua inglese, che si occupa di questioni internazionali, sotto l'influenza dell'organo ufficiale del partito. Per questo motivo è stata ritenuta attendibile e ha fatto il giro del mondo. Liang sarebbe il primo capitalista di un grande gruppo privato ad entrare nell'organismo dirigente del partito comunista cinese, composto da 300 persone. Alcuni dirigenti industriali come il Ceo della Haier, Zhang Ruimin e il presidente della Sinopec, Li Yi, già siedono nel comitato centrale, ma le loro imprese sono di proprietà statale.
Liang, 54 anni, è il fondatore del Sany group, che produce macchinari industriali. Il boom edilizio della Cina ha segnato la sua fortuna. La rivista Forbes, che stila la classifica degli uomini più ricchi al mondo, ha messo l'imprenditore al primo posto in Cina, con 9,3 miliardi di dollari, e al 114° nel mondo.
Secondo la rivista Time weekly, pubblicata nella Cina meridionale, l'approvazione della nomina del primo capitalista doc da parte del Dipartimento per l'organizzazione del partito è avvenuta la settimana scorsa. Dieci anni fa era stato l'allora presidente cinese, Jiang Zemin, a rompere il tabù che durava fin dalla fondazione del partito nel 1921. I risultati concreti sono stati pochi fino alla notizia della nomina di Liang, anche se il 90% dei ricconi cinesi è iscritto al pcc. La svolta potrebbe avvenire nel congresso dell'autunno 2012 con la nomina formale di Liang nel comitato centrale. L'imprenditore si sarebbe iscritto al partito appena nel 2004.
Sposato e con un figlio Liang è nato in una famiglia povera dello Hunan nella Cina centrale. Secondo il Global Times i suoi genitori si guadagnavano la vita vendendo oggetti di artigianato fatti con il bambù. Il futuro imprenditore riuscì ad entrare all'università laureandosi in metallurgia. Poi è stato assunto in un ufficio governativo fino a quando non ha fondato, nel 1987, la Sany, con altri futuri super ricchi cinesi. La società, che impiega 53mila persone in tutto il mondo, ha fatto il grande balzo vendendo gru mobili ed escavatori.
La notizia ha suscitato la protesta dell'ala sinistra del partito comunista. Il monolite che governa la Cina dai tempi di Mao è ancora in bilico fra la necessità di percorrere la strada delle riforme, sottolineata più volte negli ultimi mesi dal premier Wen Jiabao, e la volontà di mantenere il controllo assoluto sulla politica, la società e l'economia di mercato. Fan Jinggang, fondatore del gruppo di estrema sinistra «Utopia», non ha dubbi:l'ingresso di Liang nel comitato centrale «significa che il capitalismo privato sta penetrando nelle stanze del potere del nostro Paese socialista». Willy Lam, analista dell'Università cinese di Hong Kong, sostiene invece che «se Liang verrà ammesso nel comitato centrale sarà un segnale rassicurante per il settore privato». In ogni caso le mosse dei mandarini comunisti sono sempre a lungo termine.
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