È morta ieri a Roma a 96 anni Suso Cecchi D’Amico, autrice e sceneggiatrice fra le più importanti del panorama cinematografico italiano. Ha lavorato con Fellini, Visconti, Zeffirelli e tra i titoli che l’hanno vista protagonista ci sono «Ladri di biciclette», «Miracolo a Milano», «Il Gattopardo». Nel 1994 è stata celebrata alla Mostra del cinema di Venezia con il Leone alla carriera.
Autrice di sessant’anni di cinema italiano e di qualche notevole episodio di cinema francese ( Le mura di Malapaga , di René Clement, premiato al Festival di Cannes, poi con l’Oscar per il film straniero) e americano ( Vacanze romane di William Wyler, che ebbe tre Oscar, incluso quello per il soggetto), Suso Cecchi è morta ieri a novantasei anni compiuti da dieci giorni. Suso era figlia di Emilio, letterato, poi presidente della Cines, una delle maggiori case di produzione degli anni Trenta, che aprì le porte ai maggiori intellettuali dell’epoca. La madre era Leonetta Pieraccini, pittrice, amica di Leo Longanesi, che nei primi anni Cinquanta ne pubblicò i ricordi. Suso discendeva dunque da una della rare coppie colte nell’Italia precedente alla prima guerra mondiale. Nacque infatti il 21 luglio 1914, quando l’Italia era ancora,con Impero germanico e Impero asburgico, nella Triplice alleanza e si sperava che l’attentato di Sarajevo, contro l’arciduca Francesco Ferdinando e la moglie, non sfociasse in un conflitto. In fondo l’Europa centrale era in pace dal 1871... Di quelle origini di Suso si ricordò Michele Placido nel film che valse a Stefano Accorsi, nel ruolo di Dino Campana, la coppa Volpi alla Mostra di Venezia del 2002: Un viaggio chiamato amore . Suso bambina vi appare in braccio al padre (Diego Ribon) durante una visita di Campana e Sibilla Aleramo (Laura Morante). Bastano questi nomi a evocare un’Italia che pareva piccola e incompiuta, ma che educava severamente le persone che avrebbero poi reso possibile il miracolo culturale, non solo cinematografico, durato dagli anni Trenta agli anni Settanta, quando la miscela fra stanchezza o scomparsa degli autori più interessanti e avvento della tv commerciale avviarono al declino il cinema italiano. E, con lui, l’Italia. Di Suso Cecchi non ci si è stancati di ricordare l’antifascismo. In effetti lei fu fascista in epoca fascista (cominciò a lavorare al Ministero delle Corporazioni quando, alla vigilia di un’altra guerra, il ministro era Giuseppe Bottai, amico del padre) e antifascista in epoca antifascista. Ma un artista non è un ideologo. Pensa politicamente come gli è utile per poter lavorare. Non si comportarono diversamente registi e sceneggiatori che con Suso Cecchi - dal secondo dopoguerra sposata col critico musicale Fedele D’Amico – ebbero a che fare. Per restare fra gli italiani, Alessandro Blasetti, Luigi Comencini, Vittorio De Sica, Pasquale Festa Campanile, Ennio Flaiano, Mario Monicelli, Luchino Visconti, Luigi Zampa, Cesare Zavattini... La questione non fu diversa per gli stranieri, specie per René Clément e Jean Renoir. Tanti hanno scritto per il cinema, talora con successo: fra i nomi legati al Giornale , Indro Montanelli ( Tombolo, Paradiso nero , I sogni muoiono all’alba ,Il generale Della Rovere ) e Gualtiero Jacopetti ( Europa di notte , Mondo cane , Africa addio ), Anthony Burgess ( Arancia meccanica ) e Giovanni Arpino ( Profumo di donna , Anima persa ), Vincenzo Cerami ( U n borghese piccolo piccolo ; La vita è bella ) e Valerio Manfredi ( L’ultima legione ). Altro discorso era emergere quando, per il cinema, scrivevano Age, Riccardo Bacchelli, Giuseppe Berto, Ennio Flaiano, Giovannino Guareschi, Leo Longanesi, Marcello Marchesi, Vittorio Metz, Alberto Moravia, Goffredo Parise, Pier Paolo Pasolini, Furio Scarpelli, Bernardino Zapponi... E un altro discorso ancora era aver successo con decine di film, non seriali, anzi talora diversissimi, originati da un lavoro collettivo come quello dello sceneggiatore, quando il cui talento è ben retribuito, ma lo è anche perché deve soggiacere al capriccio del regista e/o alla micragna del produttore.
In una carriera cominciata con la commedia amara Mio figlio professore di Renato Castellani (1946), i vertici per Suso Cecchi sono stati, oltre ai film citati, Ladri di biciclette (premio Oscar per il film straniero) e Miracolo a Milano di De Sica; Le amiche e La signora senza camelie di Michelangelo Antonioni; il dittico risorgimentale, Senso e Il gattopardo , di Visconti, e ancor più Bellissima , il vero capolavoro di questo regista; Salvatore Giuliano di Francesco Rosi; ma anche I soliti ignoti di Monicelli. Se la bravura di un attore è si vede dal saper interpretare ogni personaggio, quella di uno sceneggiatore si vede dal saper scrivere ogni personaggio.
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