Maria Grazia Grippo
da Torino
La prima immagine è una sagoma sfocata, il camice bianco di un medico. Occhi negli occhi, così è cominciato il ritorno alla vita di Lapo Elkann, ridestato dal coma farmacologico a poco meno di tre giorni dal suo ricovero in ospedale. L'impressione è quella di avere dormito. Un lungo sonno profondo, non senza tormenti. È l'effetto dei sedativi che lo specialista Giuseppe Spina, primario della Rianimazione al Mauriziano di Torino, ha somministrato al paziente in dose massiccia per consentirgli un recupero pieno dopo che un cocktail micidiale di stupefacenti ha rischiato di ucciderlo. «Il peggio è passato», ha detto sollevato il primario e il suo ottimismo ha sgretolato la maschera di tensione sul volto di Margherita Agnelli, la madre del giovane rampollo Fiat. È stata lei della famiglia a mostrare la maggior commozione all'uscita dal reparto, quando i medici hanno acconsentito alle visite. Il risveglio, che ha rispettato le previsioni dei giorni scorsi, è avvenuto nel primo pomeriggio, a breve distanza dall'ultimo incoraggiante bollettino medico diffuso dal primario agli organi di stampa. «Il decorso clinico prosegue in maniera del tutto regolare - aveva detto a mezzogiorno Spina - senza che si sia verificata alcuna situazione di particolare emergenza».
Ma a microfoni ancora accesi era già partito il conto alla rovescia per restituire coscienza al giovane Elkann. C'è stato prima l'alleggerimento dei farmaci, poi l'interruzione e ancora il risveglio e l'eliminazione dei tubi per la respirazione assistita. I medici hanno effettuato semplici test che hanno dato esito positivo anche se i discorsi a questo stadio sono poco più che sillabe e qualche gesto meccanico in risposta alle sollecitazioni di chi si occupa dell'assistenza. Margherita Agnelli, con il marito Alain Elkann e i figli John e Ginevra sono entrati in reparto a metà pomeriggio. La visita è durata oltre due ore, soprattutto con la sorella Lapo avrebbe tentato di comunicare. Ma sarà oggi il giorno buono per ricominciare davvero a parlare. E sempre oggi Spina ha annunciato d'essere pronto a sciogliere la prognosi e ricoverare Elkann in un reparto a degenza ordinaria, probabilmente la Neurologia. Le indiscrezioni secondo cui la famiglia vorrebbe spostare il giovane in un altro ospedale non hanno trovato conferma. In un primo tempo sembrava che per la riabilitazione i genitori di Elkann avessero scelto un ricovero temporaneo all'Ircc di Candiolo, poco lontano da Torino. La struttura sanitaria, che è specializzata in ricerca oncologica, è legata a filo doppio con gli Agnelli per via della Fondazione di donna Allegra.
Ora invece si parla con insistenza di un trasferimento in una clinica svizzera, ma nessuno della direzione del Mauriziano ha ricevuto disposizioni nel merito. Di certo si sa che le porte della terapia intensiva, se non interverranno complicazioni, per Elkann si apriranno al più tardi domattina. I prossimi accertamenti in ordine di tempo riguarderanno la possibilità che la perdita di conoscenza sotto la spinta degli stupefacenti abbia causato danni cerebrali, anche se Spina e la sua équipe avrebbero già quasi del tutto escluso questa ipotesi. Altra questione, più delicata, riguarda l'eventuale dipendenza dalla droga, uno scenario che allunga la strada verso il recupero e rende ogni piano per il futuro difficile da prevedere. Ma da papà Elkann e dagli altri componenti della famiglia nemmeno un accenno a quanto accaduto. Solamente una conferma delle buone condizioni di Lapo. «Grazie, sta meglio», hanno detto ieri all'uscita dall'ospedale, senza sottrarsi alle luci delle telecamere ma schivando ogni domanda dei giornalisti. Nelle loro frequenti visite sono sempre passati dall'ingresso principale del reparto eppure non hanno concesso quasi nulla del loro dolore, preoccupandosi più del disagio causato dalla ressa di cronisti agli altri ricoverati del Mauriziano.
Discrete, persino un poco timide nelle modalità, sono state anche le attestazioni di affetto da parte di alcuni torinesi: tifosi della Juve, ammiratrici, gente comune che è arrivata in ospedale sospinta dall'incredulità.
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