Con l’innalzamento del tasso d’interesse legale dall’1,25% al 5% non crescono solo le rate dei debiti, a partire da quelli con il fisco, ma possono salire anche gli importi di stipendi e pensioni. A spiegare a Money.it in quali casi avviene è Giuseppe Buscema, esperto della Fondazione studi consulenti del lavoro.
Il tasso d’interesse legale è il più alto tasso d’interesse che viene permesso dalle leggi nazionali. Vale per tutti gli interessi moratori che il creditore chiede al debitore: se lo mette in mora e chiede gli interessi, questi sono legati al saggio legale. Ogni anno viene aggiornato dal ministero dell’Economia, tenendo conto dell’inflazione. Proprio per questo che si è più che triplicato a partire dal 1° gennaio 2023.
Se un lavoratore non riceve lo stipendio entro i termini di legge e fa causa al datore di lavoro, in caso di condanna si applicano ora sulle sanzioni civili gli interessi moratori al 5% anziché all’1,25%. Insomma, entrerebbero più soldi nelle tasche dei lavoratori.
Molto più diffuso è il caso di un accordo lavoratore-impresa per il pagamento del Tfr o del Tfs (nel caso di dipendenti pubblici) a rate. Anche in questo caso bisogna pagare gli interessi e quindi il lavoratore riceverebbe più soldi rispetto al 2022. Infine sulle pensioni, se c’è una causa che riguarda profili di previdenza, l’interesse moratorio a cui viene pagato l’importo dall’ente pensionistico tiene conto dell’interesse legale.
Altro caso in cui l’interesse legale incide sulla pensione è quello del ricalcolo dell’assegno fatto
dell’ente previdenziale. “Quando questo accade - dice Buscema - si ricalcolano con gli arretrati gli interessi spettanti al pensionato, che si riferiscono all’interesse legale”.Continua a leggere su Money.it
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