Legge Biagi, gli industriali contestano Epifani

Il successore di Cofferati: non me l’aspettavo

Gian Maria De Francesco

da Roma

Il Nord non ci sta. La politica della santa alleanza tra governo dell’Unione e sindacati per riscrivere la legge Biagi sul mercato del lavoro non è gradita agli imprenditori settentrionali. Che ieri, come a Vicenza nello scorso marzo, non hanno perso occasione per esternare nuovamente il loro malessere.
L’assemblea dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese è stata infatti caratterizzata da una contestazione al segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Il leader sindacale ha partecipato insieme al vicepresidente di Confindustria, Pasquale Pistorio, e al presidente di Federchimica, Giorgio Squinzi a una tavola rotonda moderata dal direttore del Sole 24 Ore, Ferruccio De Bortoli. L’ubbia degli imprenditori non si è manifestata immediatamente. Nel primo giro di interventi Epifani ha ribadito che «flessibilità e precarietà non sono la stessa cosa, sono due concetti che rappresentano due realtà non sovrapponibili». E per la Cgil la soluzione è rappresentata dal «riscrivere» la legge Biagi, ossia da una nuova legislazione. «Se distinguiamo la flessibilità dalla precarietà - ha aggiunto - penso che possa esserci un’azione comune sia nell’interesse del sindacato e anche delle imprese». Dopo questi rilievi sono iniziati i mugugni della platea. Il fuoco, però, covava sotto la cenere.
Nel secondo giro di interventi Epifani è stato preceduto da Pasquale Pistorio, l’ex numero uno di St Microelectronics, che ha chiesto al sindacato di «rivedere la propria cultura dei diritti e dei doveri». A quel punto Epifani ha voluto sottolineare che nella Cgil «la cultura dei doveri è sempre stata molto forte». Dal fondo della sala sono giunti i primi brusii di disapprovazione e il sindacalista si è un po’ indispettito. «Perché reagite in questo modo? Nel 1943 i lavoratori difendevano le fabbriche dai nazisti», ha detto. Ma i rumori di fondo si sono fatti sempre più forti ed è partito qualche «buh!» all’indirizzo del segretario che, invitato da De Bortoli a proseguire, ha preferito invece terminare il proprio intervento. Tre minuti di applausi, invece, sono stati tributati a Giorgio Squinzi, un imprenditore che spesso ha messo in evidenza le contraddizioni della Confindustria montezemoliana.
E proprio a Luca Cordero di Montezemolo è toccato ancora una volta risolvere un’impasse che si è creata in casa sua. Né più né meno rispetto a quanto accaduto a Vicenza dopo l’intervento di Silvio Berlusconi. Prima ha invitato gli associati a «rispettare chi gioca fuori casa» e poi ha riconosciuto ai sindacati «due anni di tregua sociale firmando accordi importanti». Ma anche per il presidente di Confindustria i segnali di approvazione sono venuti quando ha ripetuto l’appello a non buttare via le riforme ogni cinque anni e che «l’Irap è una tassa ingiusta». Montezemolo ha tuttavia sottolineato di essere fiducioso che «presto possa partire una nuova concertazione» pur precisando «che ogni cinque anni di lavoro in Italia se ne perde uno rispetto agli Usa». E nel pranzo successivo con Epifani e con il presidente dell’Unindustria Varese, Alberto Ribolla, si è cercato di ridimensionare l’incidente.
«Ci sta che qualche mal di pancia si possa esprimere», dice Ribolla al Giornale ricordando al nuovo governo che deve «proseguire con la legge Biagi e il codice ambientale». Il Nord, poi, ha delle priorità. «Varese - conclude - ha una bilancia commerciale in attivo per 2,2 miliardi di euro, ma il deficit infrastrutturale è notevole». Lapidario il commento dell’ex sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi (Fi). «Verrebbe da dire chi la fa l’aspetti. Non vi è dubbio che le campagne di intolleranza promosse dalla sinistra politica e sindacale ricevono oggi un contraccolpo», ha dichiarato.
I sindacati, però, non hanno gradito le contestazioni. «Erano dei “buh!” rivolti a una parte importante della storia del Paese», ha chiosato Epifani. «Con la rissa non si va da nessuna parte», ha affermato Raffaele Bonanni della Cisl.

Lapalissiano Luigi Angeletti (Uil): «Mi sembra normale che gli industriali non siano d’accordo con un sindacalista». Per Renata Polverini (Ugl) «il contraddittorio fa parte del confronto tra parti sociali». Per Gianni Rinaldini della Fiom-Cgil «è evidente che Vicenza non è stato un incidente».

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