I moti della primavera araba sono stati disastrosi per il turismo in tutta l’Africa settentrionale, e in particolare per l’Egitto, che è (o era) una delle mete preferite dai turisti italiani. Il crollo è stato verticale soprattutto nella prima parte dell’anno, con una perdita che è arrivata al 60% degli arrivi nelle località del Mar Rosso; poi il mercato si è ripreso durante l’estate (ma restando sempre a meno 42-43%) e oggi è di nuovo in difficoltà. I tour operator sono seriamente preoccupati. L’Egitto nel 2010 ha accolto 1,3 milioni di presenze italiane, l’85% a Sharm el Sheikh e Marsa Alam e il 15% nei percorsi classici e archeologici. Questi ultimi, crociera sul Nilo compresa, sono praticamente scomparsi. E il Mar Rosso fa fatica. In gioco ci sono i conti dei tour operator più importanti, per i quali l’Egitto vale il 20-30% dei ricavi, e la stessa sopravvivenza di numerosi operatori specializzati. «Ma le informazioni che arrivano in Italia rischiano di essere fuorvianti - spiega Luca Patanè, vicepresidente dell’associazione del turismo organizzato Federviaggio e presidente di Uvet American Express -. È vero che nella capitale e nelle zone urbane si verificano disordini. Ma deve essere anche detto che nelle località turistiche del Mar Rosso non c’è stato il minimo problema durante l’ultimo anno: la sicurezza e la tranquillità sono assolute».
Ma lei crede che bastino queste affermazioni per richiamare gli italiani in Egitto?
«Capisco che ci possa essere della confusione: ma il dato di fatto è proprio questo. Nelle città ci sono i disordini, sulle spiagge i turisti prendono il sole. Si tratta di due realtà distanti e totalmente diverse. Gli egiziani stessi, qualunque maggioranza governi, hanno interesse a tenere in sicurezza quella che è la loro prima voce di Prodotto interno lordo: il turismo. Faccio un esempio».
Prego.
«Si ricorda le manifestazioni che hanno messo Roma a ferro e fuoco solo poche settimane fa? Ebbene, quelle immagini hanno fatto il giro del mondo e sicuramente hanno dissuaso qualche turista dal venire nel nostro Paese. Ma questo, ragionevolmente, non significa che l’Italia sia pericolosa, o che andare in Sardegna esponga al rischio di trovarsi in mezzo a disordini di piazza».
Però i turisti sono prudenti. Perchè correre dei rischi se si deve andare in vacanza?
«È vero, ma gli italiani sono più sensibili di altri. L’esempio è proprio il Mar Rosso, dove nell’ultimo anno le presenze dei russi, clienti tradizionali, sono addirittura aumentate, mente inglesi e tedeschi, dopo un primo momento di smarrimento, hanno contenuto i cali rispetto agli italiani: se la nostra media è di un calo di circa il 40%, loro sono rispettivamente a meno 22 e meno 28%».
Lei come convincerebbe un turista?
«Gli direi che anche un Paese in tensione ha le sue zone tranquille, e che sulle coste del Mar Rosso non è accaduto nulla che possa preoccupare.
E poi, nel rapporto qualità prezzo, l’Egitto non ha pari: si può fare il bagno tutto l’anno a tre ore e mezza dall’Italia. Una settimana costa mediamente 450-600 euro a persona e oggi che c’è meno gente il servizio è ancora più accurato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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