Venezia. «È un'edizione che ha brillato di straordinaria normalità». Ha esordito così l'attrice e conduttrice spagnola Rocío Muñoz Morales in apertura della serata di chiusura della Settantanovesima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica della Biennale di Venezia diretta da Alberto Barbera.
Non prima di aver salutato, mentre si dirigeva dalla platea verso il palco, in diretta tv, le due figlie e «il mio grande amore», il compagno Raoul Bova conosciuto nel 2011 sul set di Immaturi. Il viaggio.
Naturalmente la normalità si riferiva al ritorno del pubblico al festival «che ha riempito le sale senza il distanziamento» ma fotografa anche il tono di questa edizione che è filata via liscia senza polemiche (se non per il fallace sistema dei biglietti), senza scandali, senza fischi.
Passando ai premi consegnati, dei cinque film italiani in concorso ha vinto solo Luca Guadagnino. Netflix invece rimane a bocca asciutta nonostante la presenza importante con quattro film firmati da grandi autori come Alejandro González Iñárritu, Andrew Dominick e Noah Baumbach, mentre alcune pellicole hanno ottenuto più premi, forzando il regolamento, a dimostrazione di una certa concentrazione della giuria presieduta da Julianne Moore con Mariano Cohn, Leonardo Di Costanzo, Audrey Diwan, Leila Hatami, Kazuo Ishiguro e Rodrigo Sorogoyen.
È questa la sintesi di un verdetto che, comunque, mette d'accordo (quasi) tutti e segue pedissequamente i film più votati dalla stampa italiana e internazionale che il Daily di Ciak ci ha mostrato giorno per giorno. Finalmente Luca Guadagnino, uno dei nostri autori più internazionali che infatti ha avuto come attrice proprio la presidente della giuria Julianne Moore nel suo mediometraggio The Staggering Girl, vince un importante premio al festival dove negli anni ha presentato quasi tutti i suoi film dai primi The Protagonist e Io sono l'amore a, in concorso, A Bigger Splash e Suspiria. A lui, che ieri ha avuto il tempo di far pubblicare sul Corriere della Sera il necrologio della Regina Elisabetta, va il Premio per la miglior regia per Bones and All che uscirà al cinema il 23 novembre e che ottiene anche quello Marcello Mastroianni. Va a un giovane attore emergente ossia la protagonista, giovane cannibale nel film accanto a Timothée Chalamet, un'emozionantissima, come peraltro lo stesso Guadagnino che ha dedicato il premio ai registi iraniani incarcerati Panahi e Rasoulof, Taylor Russell: «perché è uno dei giorni più belli della mia vita». I premi al femminile continuano sia con il Leone d'Oro andato al documentario di Laura Poitras, All the Beauty and the Bloodshed, acquistato per l'uscita in Italia da IWonder, un viaggio dentro la vita di Nan Goldin, grande fotografa della scena newyorchese degli anni '80 ma anche attivista contro Big Pharma; sia con il Gran Premio della Giuria all'esordiente francese Alice Diop la quale con Saint Omer, cronaca giudiziaria di un caso di infanticidio, si aggiudica anche il Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis, unico riconoscimento in denaro dotato di 100mila dollari, consegnati dal regista Mario Martone napoletano come il produttore a cui il premio è intitolato.
Il palmarès non ha però dimenticato due dei film più amati al Lido, ossia Gli orsi non esistono (dal 6 ottobre al cinema) del regista iraniano attualmente in prigione per reati di opinione Jafar Panahi, Premio speciale della Giuria ritirato dai suoi due attori davanti alla standing ovation della Sala Grande, e l'irlandese The Banshees of Inisherin di Martin McDonagh che, oltre per la migliore sceneggiatura, ha visto premiare, con una forzatura al regolamento della Biennale che prevede che uno stesso film possa ricevere più di un premio solo una volta, con la Coppa Volpi anche l'interpretazione di Colin Farrell, in collegamento da Los Angeles «perché sto lavorando e non mi lamento». Farrell ha così scalzato quella, favorita, di Brendan Fraser di The Whale che si rifarà con l'Oscar a marzo 2023. La Coppa Volpi femminile è andata, come previsto, all'incredibile performance di Cate Blanchett direttrice d'orchestra su cui si regge tutto il film Tár di Todd Field.
L'attrice australiana, in un elegantissimo abito nero, ha scherzato sulla coppa «nella quale berrò tantissimo» e ha ringraziato «le persone che fanno arte in musica che ci hanno consentito di andare avanti in questi anni».
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