Venezia - Il compositore newyorkese Steve Reich è alla ribalta della musica internazionale da mezzo secolo, da quando vi salì insieme con tre valorosi coetanei americani, Philip Glass, Terry Riley e La Monte Young, primi esponenti della musica poi chiamata minimalismo, un termine mutuato dalle arti figurative. Adesso Reich è approdato a Venezia, con i suoi settantasette anni ben portati, per ricevere dal 58° Festival di Musica Contemporanea - il terzo della direzione artistica di Ivan Fedele - il Leone d'oro alla carriera che gli giunge dopo il Premio Imperiale del Giappone e il Premio Pulitzer, per citare soltanto i più recenti.
Reich è stato avviato a studi severi - percussioni e composizione, oltre alla filosofia - presso la Juilliard School di New York e successivamente in California al Mills College dove ebbe fra gli insegnanti Luciano Berio nonché Darius Milhaud. I primi brani noti di Reich appena trentenne sono della seconda metà degli anni sessanta: It's Gonna Rain è del 1965, quando il compositore ha 29 anni. Circola già il termine minimalismo riferito alla musica. Reich, che è anche autore di un libro importante come Music is a gradual process (1968) e di vari saggi, ne paragona l'esecuzione e l'ascolto a un processo graduale come le spinte che si danno a un'altalena, per poi lasciarla andare e osservarla mentre ritorna gradualmente all'immobilità.
Fuori di metafore come questa, da cui Reich in tempi recenti si è notevolmente allontanato (si potrà ascoltare tra breve il suo ultimo cd Radio Rewrite per Warner Music che si riferisce a due brani dei Radiohead), egli sostiene che Arnold Schoenberg, sebbene fosse comunque un grande compositore, è stato l'autore di una «musica per gli angoli bui», una musica ostica che ha allontanato il pubblico e si è prolungata nel tempo. Ciò posto Reich dichiara che la sua generazione n on ha fatto una rivoluzione musicale, come sovente si dice, ma una restaurazione di normalità. «È quello che è successo qui in America con me e con John Adams e, in maniera del tutto indipendente, con Arvo Part in Europa: la gente è tornata ai concerti. Io non so quale sarà il futuro della musica, ma quello che è successo è molto bello».
A Venezia il primo contatto de visu degli spettatori con Reich, ebreo che osserva la pausa del sabato, avviene nel pomeriggio di ieri, domenica, nella Sala delle Colonne di Ca' Giustinian, sede della Biennale. Sabato, nel Teatro Piccolo dell'Arsenale dove la città lagunare è diversamente magica e affascinante, c'era stato un proemio concertistico tenuto dall'Eco Ensemble di Berkeley diretto da David Milnes, stupendo per tecnica e precisione, che ha eseguito brani legati alla produzione americana degli ultimi decenni: così Pians di Cindy Cox che si serve di una tastiera campionata trasformata in una sorta di super pianoforte; Auditory Fiction di Edmund Campion e D elicate Texture of Time di John Mac Callum; e Swing di Frank Bedrossian ispirato al jazz perfino nel titolo.
Le idee di Reich sono precise e costanti, come ben sanno coloro che oltre alla sua musica conoscono il personaggio. Dopo le presentazioni del presidente della Biennale Musica Paolo Baratta e del direttore artistico Ivan Fedele, prima di iniziare il dialogo con Oreste Bossini, il compositore fa ascoltare i cinque brevi movimenti di Radio Rewind . Una prèmiere che il pubblico gradisce molto. Poi Reich esprime il suo amore per la musica antica - cita «Perotinus e Vivaldi» - e ammette di riconoscere nel proprio lavoro l'influenza di John Coltrane (quello maturo degli anni Sessanta), del polistrumentista Eric Dolphy e di Kenny Clarke «poeta della batteria». Termina raccomandando di ascoltare, di questi tempi, il suo WTC 9/11 ispirato alla tragedia delle Torri Gemelle. Chi lo conosce sa che è accorato e indimenticabile.
La cerimonia della consegna del Leone d'oro a Reich si svolge all'Arsenale nel grande Teatro alle Tese.
La motivazione lo definisce «rappresentante carismatico di un modo nuovo e originale di intendere la musica, accolto con entusiasmo da un vastissimo pubblico, e che tanta influenza ha esercitato sulle giovani generazioni non solo americane». Segue il concerto con l'Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari diretta da Jonathan Stockhammer, riservato a pagine note di Reich.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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