Amore e fedeltà: elogio del cane

Dall'antichità ad oggi: amore e fedeltà sono le caratteristiche che ci fanno amare i cani

Amore e fedeltà: elogio del cane

C'è stato un incontro magico nella storia dell'uomo: quello col cane. Prima c'è stata diffidenza, come racconta Konrad Lorenz. I cacciatori ammazzano la preda. La squartano. Ci sono viscere ovunque. Poggiano le lance e cominciano a nutrirsi. Poco distante, un gruppo di sciacalli. Si muovono in branco, proprio come i cacciatori. Fanno squadra senza saperlo. Sanno che di lì a poco gli uomini se ne andranno e che qualche brandello di carne rimarrà anche per loro. Per questo continuano a seguirli. Poi un giorno, prosegue Lorenz, forse il più giovane del gruppo degli uomini si avvicina agli sciacalli, rimanendo prudentemente lontano però, e dà loro da mangiare: "È un gesto dettato dal cuore, forse voleva avere gli sciacalli vicini a sé. Comunque sia, egli continua a deporre di tanto in tanto un pezzetto di cinghiale sul suo cammino". Il giovane non è ben visto. Probabilmente, il più vecchio del clan lo prende per pazzo perché spreca il cibo di tutti. Gli sciacalli però comprendono la bontà di quel gesto e cominciano a proteggere il branco di uomini, diventando "sentinelle fidate". E l'uomo incontrò il cane, come titola Lorenz. A partire da quel giorno nulla è stato più come prima. L'uomo ha iniziato a dormire tranquillamente perché sapeva che qualcuno, con il sonno molto più leggero del suo, lo avrebbe avvertito.

Passano i secoli ma il rapporto dell'uomo col cane è sempre lo stesso: fedeltà assoluta. Ed è forse per questo che questo animale continua a piacerci così tanto quando lo trattiamo come tale e non lo infiliamo in improbabili borsette. C'è un passaggio ne Il cavaliere, la morte e il diavolo di Jean Cau che descrive bene questo rapporto. Il titolo di quest'opera, come noto, si rifà a una celebre acquaforte di Albrecht Dürer. Tra le gambe del cavallo si muove un cane agile e malinconico. Un bastardo. Eppure un bastardo dal cuore d'oro, che fa della fedeltà il suo tutto: ha inseguito quell'uomo di ferro e "gli ha fatto dono di un amore che nessuno voleva". Quel cane non aveva mai visto nessuno come lui, come quell'uomo dalla testa di pietra: "Ha pensato che una tale fedeltà non valeva se non bisognava provarla di continuo attraverso imprese e perigli. Ha pensato: 'Ecco un uomo che non mi chiede nulla ma che io posso amare con amore nell'ammirazione. Che gloria per me, che sono un cane, esserlo di un simile padrone! Io sono così: per me, amore e fedeltà sono una medesima e sola parola. Così è la mia razza, così è il mio destino. (...) Bastardo, sì, ma la mia nobiltà sta nella fedeltà mia e appartengo senza vergogna alla razza che segue gli eroi".

Amore e fedeltà sono le parole che meglio identificano i cani.

Ho visto uomini tutti d'un pezzo piegarsi di fronte alla morte di questo animale e piangere come dei bambini. Come forse avrà fatto anche il cavaliere quando la morte, sua compagna fedele, si è portata via il bastardo giallo. E come abbiamo fatto tutti noi quando abbiamo visto morire il nostro cane.

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