"Questa è una storia vera che deve ancora accadere". A rileggere l'esergo scelto da Giovanni Zola, autore televisivo, teatrale, radiofonico e collaboratore de IlGiornale.it, dopo aver finito il suo "Come formiche dall'alto" (Edizioni Cantagalli) viene da chiedersi quanto sia davvero lontano il mondo da lui descritto e in cui si muovono i fratelli Indy e Dakota e l'amico Jordan. L'America del romanzo, dove lo Stato si serve della tecnologia per creare un sistema di oppressione ai danni dei cittadini, appare al lettore molto meno immaginaria di come dovette apparire la Londra di "1984" ai lettori del secondo Dopoguerra.
Zola dipinge una realtà in cui la maggior parte degli esseri umani, protagonisti compresi, sono nati grazie ad uteri esterni in laboratorio, con caratteristiche scelte in un catalogo dai compratori. E se non soddisfi le aspettative di chi ti ha ordinato diventi un "rigettabile". Nell'America descritta da Zola la scienza è padrona e per raggiungere i suoi obiettivi l'aborto è consentito fino al nono mese. Le preghiere sono proibite, la Chiesa è di Stato - come nella Cina attuale - e i disabili vivono in clandestinità. Un romanzo distopico nel solco della tradizione di Ray Bradbury e George Orwell dove, d'istinto, si è portati a simpatizzare per Indy, Dakota e Jordan che scelgono di ribellarsi e si mettono in fuga verso il confine col Messico, in una sorta di ribaltamento di quanto avviene oggi.
Ma i tre protagonisti non sono difensori dei cosiddetti principi non negoziabili che, per forza di cose, ignorano essendo nati in un mondo in cui persino i libri di storia sono stati aboliti e a governare è una Demosofia formata da una cerchia ristretta di saggi non votati dal popolo. L'informazione è senza alternative e passa tramite il format Entertainews, E-News più preoccupato nell'affinare lo storytelling che a riportare le notizie fedelmente. La fede entra nel romanzo con il personaggio di Jack London, il capo carismatico di una comunità di disabili che vive ai margini. Zola fa dire a questo personaggio: "Cosa è diventata la Chiesa cattolica? Una ONG con sede in Vaticano e sono contenti di questo perché hanno smesso di confrontarsi col mondo, sono parte del mondo. Pietro, rinnegatolo, pianse amaramente. Loro invece ridono. Dio non voglia che milioni di martiri abbiano sacrificato la loro vita per gli uomini di chiesa". Sono accuse che si ascoltano frequentemente anche oggigiorno nella realtà.
Come nella migliore tradizione dei romanzi distopici, questo libro contiene una forte e circostanziata denuncia sociale. Un'operazione non facile ma che in questo caso è riuscita all'autore, così come in tempi recenti è accaduto per il libro"Berlino Est 2.0. Appunti tra distopia e realtà” (Eclettica Edizioni) del giornalista romano Federico Cenci. Anche in quel romanzo si tratteggiava una realtà in cui “la funzione religiosa è diventato un appuntamento clandestino, che si svolge in luoghi nascosti e riservati. Non è che il Mega Partito abbia bandito la pratica religiosa, sia chiaro. È solo che l’ha assoggettata a sé". Sono situazioni che non necessariamente vanno collocate in un futuro troppo lontano o in luoghi del mondo con culture molto diverse dalla nostra: pensiamo, ad esempio, alle proposte di legge australiane per obbligare i sacerdoti alla violazione del segreto confessionale.
"Come formiche dall'alto" è un libro riuscito non solo per ciò che racconta ma anche per come lo fa: la storia on the road è ben scritta ed avvincente, i personaggi sono brillantemente caratterizzati, lo stile è "pulp".
Al termine della lettura resta l'amarezza di aver individuato diversi punti in comune tra l'America distopica di Zola e l'Occidente contemporaneo ma anche la speranza che in ogni epoca e anche di fronte all'oppressione più asfissiante ci saranno sempre dei Winston Smith e Guy Montag.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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