E chi se lo è scordato? Ha fatto fare retromarcia anche ai più verginelli convinti che il mondo sia sempre in buona fede, avvelenati solo contro chi ricorda che a pensar male spesso si indovina. Byron Moreno l'hanno beccato un'altra volta e anche se il calcio c'entra un beato zero, di lui si parla solo come di ex arbitro finito in manette. All'aeroporto di New York pesava sei chili di troppo ma non era colpa della cioccolata ma dell'eroina che si era appiccicato con un bel giro di nastro dentro le slip. Un dilettante dentro e fuori dal campo. Aveva quella sua aria assente che guarda verso il cielo, e in questa singolare situazione è stato arrestato oggi all'aeroporto John Kennedy. Proprio lui, l'ex arbitro ecuadoregno e attuale commentatore sportivo Byron Moreno, 41 anni, il mai dimenticato «boia» degli azzurri nei mondiali in Corea del 2002. Lo hanno reso noto i media locali, citando fonti della Dea, la più importante agenzia antidroga Usa.
Moreno, dopo aver lavorato domenica scorsa come commentatore sportivo del Canal Uno di Quito, aveva lasciato ieri la capitale ecuadoregna diretto a New York. Dove è stato appunto bloccato all'aeroporto dai doganieri. Per ora, a Quito, nessuno ha tessuto ipotesi su cosa abbia spinto Moreno a trasformarsi in presunto narcotrafficante. Tra l'altro di eroina e non di cocaina, uno stupefacente più facile da trovare in Ecuador.
Il sito on line de El Comercio, nel ripercorrere un breve excursus della sua carriera, dopo aver sottolineato che, a suo tempo, «è stato ritenuto uno dei migliori arbitri del Paese», come non poteva essere altrimenti, ha ricordato che è assurto a fama mondiale «quando ha diretto la partita tra l'Italia e la Corea del Sud negli ottavi di finale dei mondiali del 2002» con le successive polemiche soprattutto per l'espulsione di Francesco Totti e la rete annullata a Damiano Tommasi.
Una suggestiva fama che peraltro lo accompagnò anche dopo, tanto che in seguito l'ex arbitro ricevette inviti in Italia, dove finì per essere oggetto di ogni sorta di contumelie e sberleffi, nonchè di teorie fanta-calcistiche su suoi presunti legami con le alte sfere della Fifa.
Più o meno, ciò che gli accadde dopo che, sempre nel 2002, diresse l'incontro tra la Liga di Quito ed il Barcelona di Guayaquil, dove favorì i locali allungando per una decina di minuti la partita, che consentì loro di vincere per 4-3, quando al novantesimo perdevano per 2-3.
Episodio che, tra l'altro, proprio per le incessanti accuse dei tifosi del Barcelona, lo costrinse a chiudere poco dopo la carriera di arbitro.
Non per nulla, oggi, poco dopo la notizia del suo arresto a New York, gli stessi tifosi della squadra di Guayquil hanno subito dato la stura a velenosi post sui blog dei media. Eccone uno: «Ciò dimostra che è sempre stato un furbastro e che si è fatto pagare dalla Liga. Dopo gli anni di carcere che dovrà scontare negli Usa, quando uscirà andrà ad arbitrare nei mondiali gay».
Ma le sorprese non sono finite: «Sto esaminando le circostanze di questa situazione sfortunata». È la formula che usa Michael Padden, il suo legale. Le accuse nei confronti del 40enne sono state formalizzate davanti alla corte federale di Brooklyn. Vengono fuori, quindi, i primi dettagli di quella che l'avvocato definisce «situazione sfortunata».
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