Washington - Nuova promozione dei tecnici del Fondo monetario internazionale. Dopo aver promosso la "cura" Tremonti che ha portato il Belpaese sotto la media Ue in fatto di disoccupazione (leggi l'articolo), l'Fmi loda anche il lavoro fatto dal governo sulle spese pubbliche che nel 2011 si attesteranno al 49,8% del pil, scendendo dal 50,5% del pil dello scorso anno. Non solo. I conti pubblici dell’Italia sono infatti orientati su un percorso di progressivo risanamento: bisognerà aspettare fino al 2016 per vedere il deficit di bilancio rientrare sotto la soglia del 3% del pil, il limite massimo previsto dai trattati europei.
In calo la spesa pubblica L’Italia torna anche ad avere un avanzo primario dello 0,2% del pil (lo scorso anno era negativo per 0,2% del pil) che crescerà all’1,2% nel 2012 fino a raggiungere il 2,4% nel 2016. Gli economisti di Washington sottolineano che la spesa pubblica italiana si ridurrà negli anni: nel 2012 al 48,9% del pil, nel 2013 al 48,6% per poi scendere al 48,3% l’anno successivo e attestarsi al 47,9% nel 2016. La Francia, fra i Paesi del G7, è quello con le spese pubbliche maggiori dell’Italia, con il 55,9% del Pil a fronte del 45,7% della Germania e del 42,0% del Canada. Gli Stati Uniti hanno una spesa pubblica al 41,2% del pil e il Regno Unito al 45,9%.
La riduzione del debito A livello mondiale, per l'Fmi, i rischi per la sostenibilità di bilancio restano elevati. Il debito è in aumento nelle economie avanzate, dove in media supererà il 100% "per la prima volta dal Dopoguerra" con necessità di rifinanziamento ai massimi storici. "E' essenziale per le economie avanzate avviare da ora progressi annuali per riportare il debito a livelli più prudenti", spiega il Fondo sottolineando che nelle economie avanzate è "necessario accelerare l’adozione di misure di risanamento dei conti". Fra i rischi il Fmi cita la trasparenza, la sanità e le scadenze elettorali. "In tutti i paesi in cui è necessaria una riduzione del deficit per riportare il debito a livelli prudenti, sono necessarie misure per assicurare che il costo dell’aggiustamento e i benefici della ripresa economica siano distribuiti in modo equo". Uno dei maggiori rischi per la sostenibilità di bilancio è l’aumento delle spese sanitarie che, in assenza di riforme, avranno impatto di lungo termine sui ratio del debito peggiore della crisi finanziaria. Il Fmi prevede che le spese annuali per la sanità pubblica cresceranno di 3 punti percentuali di pil nelle economie avanzate nei prossimi 20 anni. Sulle prospettive di bilancio pesano anche un eventuale aumento dei tassi di interesse e la difficoltà di attuare piani di risanamento di bilancio per il calendario elettorale.
Medaglia di bronzo all'Italia L'Fmi promuove i conti pubblici italiani cui assegna la medaglia di bronzo nel G7. Tra i Sette grandi, soltanto Germania e Canada registreranno deficit di bilancio inferiori di qui al 2013. In particolare, il Fiscal Monitor prevede che l’indebitamento del nostro Paese si attesterà al 4,3% del pil nel 2011, per poi scendere al 3,5% nel 2012 e al 3,3% tra due anni. Nello stesso periodo la media delle economie avanzate passerà dal 7,1% di quest’anno al 5,2% del prossimo, fino al 4,1% del 2013. Quella del G7 chiuderà invece il 2011 all’8,6% per poi calare al 6,4% nel 2012 e al 5% nel 2013. Tra i grandi Paesi dell’Unione europea l’Italia è anche la più vicina, eccezion fatta per la solita Germania, a raggiungere l’obiettivo di un deficit al 3% nel 2013. Se Berlino è infatti l’unica capitale a soddisfare il target con un indebitamento previsto pari all’1%, la Francia si fermerà al 4%, mentre Spagna e Gran Bretagna si dovranno accontentare del 5%.
Il debito italiano Per quanto riguarda il debito, il Fondo stima che quello italiano chiuderà il 2011 al 120,3% del pil, per poi ridursi al 120% nel 2012 e calare gradualmente negli anni successivi fino al 118% del 2016. La media delle economie avanzate andrà invece via via crescendo: dal 101,6% di quest’anno al 103,7% del prossimo, fino al 107,3% del 2016. Per riportare il debito al 60% del Pil nel 2030, calcolano gli economisti di Washington, l’Italia avrà bisogno di un aggiustamento pari al 3,2% del pil tra il 2010 e il 2020, e del 4,6% al 2030 se si tiene conto dell’aumento delle spese legate all’aumento della popolazione. Sforzi maggiori sono richiesti nella media del G20, pari rispettivamente all’8,6% e al 12,8%. Anche la Francia dovrà sottoporsi a sacrifici più duri, pari rispettivamente al 6,2% e all’8,4%. Mentre poco meglio andrà alla Germania chiamata a una correzione rispettivamente pari al 2,2% e al 4,4%. L’Italia sarà anche uno dei pochi Paesi a riuscire a ottenere un avanzo primario già da quest’anno. Il dato calcolato dal Fondo si attesta allo 0,2% a fine 2011 e sale all’1,2% nel 2012. La media delle economie avanzate prevede nei due anni un disavanzo pari rispettivamente al 5,3% e al 3,3%. In questo caso neanche la Germania farà meglio, con un rosso pari allo 0,3% nel 2011 e un avanzo dello 0,5% nel 2012. Molto indietro la Francia, che ritroverà l’equilibrio primario solo nel 2014, e la Gran Bretagna che dovrà aspettare il 2015. Le entrate fiscali resteranno sostanzialmente stabili.
Dal 45,5% del Pil del 2011 si passerà al 45,4% del 2012 fino al 45% del 2016. Un dato questa volta molto più largo di quello della media delle economie avanzate, che chiuderanno l’anno al 35,6% per poi risalire gradualmente fino al 37,9% del 2016.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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