Roma - Saranno sempre 12 i velivoli italiani messi a disposizione della Nato per le operazioni militari in Libia. Otto di questi potranno bombardare o lanciare i missili di cui sono dotati. Nelle comunicazioni davanti alle commissioni Difesa ed Esteri di Camera e Senato, il ministro Ignazio La Russa tira dritto nonostante le esternazioni degli ultimi due giorni di Umberto Bossi: "E' una misura necessaria per la sicurezza del popolo libico". La Lega si allinea subito alle posizioni della maggioranza rendendo vane le polemiche dell'opposizione tenta di dare una spallata al governo. "Stiamo con il governo", assicura il capogruppo Marco Reguzzoni respingendo al mittente le "speculazioni politiche" che volevano il Carroccio prossimo a fare cadere il governo. Ma in serata il ministro dell'Intermo, Roberto Maroni, chiarisce la posizione dei leghisti: "Nessuna retromarcia, Berlusconi ha sbagliato". E chiede un nuovo passaggio parlamentare. Un nuovo assist all'opposizione.
L'impegno italiano in Libia I velivoli e gli equipaggi sono già pronti e informativa saranno subito messi a disposizione della Nato per essere impiegati nei bombardamenti mirati sulla Libia. "L’avvio concreto della nuova fase prende il via con questa mia comunicazione al Parlamento - ha spiegato La Russa - ho voluto illustrare alle Commissioni riunite la decisione prima di formalizzare alla Nato la disponibilità degli assetti che comunque non cambiano dal punto di vista quantitativo, ma sono attrezzati diversamente per gli interventi mirati". Per La Russa è "fuorviante continuare a parlare di bombardamenti". Il titolare della Difesa ha, infatti, osservato che "fuorviante è anche il desumere dall’improprio uso di questo termine un sostanziale cambio di strategia delle nostre forze il cui impiego non è ultroneo rispetto all’obiettivo di difesa della popolazione civile libica". E' una misura necessaria per la sicurezza del popolo libico.
La Lega si allinea alla maggioranza "La posizione della Lega è chiara e coerente con quanto deciso dal Parlamento. Noi siamo nel governo e nella maggioranza". Reguzzoni spazza via, nel suo intervento alle commissioni congiunte di Montecitorio dopo gli interventi di Frattini e La Russa, quelle che definisce mere "speculazioni di tipo politico". "Si mettano l’anima in pace - scandisce il capogruppo del Carroccio alla Camera - quelli che sperano nell’anticamera di una crisi di governo". D'altra parte Reguzzoni lo dice chiaramente: "La Lega è nel governo e nella maggioranza". E il deputato del Carroccio respinge al mittente proprio quelle "speculazioni politiche" che hanno paragonato le recenti tensioni tra il Carroccio e il premier alle convulsioni interne che hanno portato alla caduta del governo Prodi.
Ma Maroni prende le distanze Roberto Maroni definisce una "decisione sbagliata" la partecipazione italiana ai raid in Libia, annunciata in una nota di Palazzo Chigi lunedì. "La linea sulla Libia è e rimane quella dettata da Umberto Bossi sulla Padania, il resto sono variazioni sul tema" ha affermato il ministro dell’Interno dalla sede della Lega di via Bellerio. "Non si può chiedere alla Lega di dire sempre sì, noi non siamo lì a schiacciare il pulsantino, siamo partner di governo. Mi sembra inevitabile che ci sia un passaggio parlamentare su una cosa così rilevante. Lo chiede l’opposizione, noi non siamo contrari" ha spiegato il ministro.
La stoccata di Bossi "Siamo diventati una colonia francese - tuona Bossi dalle colonne del quotidiano leghista - e l’aver ceduto alle richieste di Parigi avrà conseguenze gravissime, a partire dall’arrivo massiccio di profughi". Poi la stoccata finale: "Non è dicendo sempre sì che si acquisisce peso internazionale". Il riferimento sarebbe anche all’esame delle richieste di Nicolas Sarkozy su Edison e Parmalat. Ieri mattina, infatti, la francese Lactalis ha lanciato un’opa verso l’azienda agro-alimetare italiana (poi definita non ostile dal Cavaliere) mentre era in corso il vertice tra Berlusconi e Sarkozy. Una operazione che comunque non sarebbe stata gradita dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti che tanto si era battuto contro l’ipotesi di scalate di questo genere al punto da presentare un decreto ad hoc. Da qui l’ipotesi, avanzata nei medesimi ambienti, che l’avallo del premier a questa operazione, contrastata dal ministro dell’Economia, possa aver scatenato una serie di reazioni fino alla durissima presa di posizione del leader Lega.
La telefonata a Napolitano Il quotidiano del Carroccio racconta di una coversazione telefonica tra Bossi e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, avvenuta ieri. Durante la chiacchierata il leader leghista avrebbe ricordato al secondo che "il Consiglio dei ministri non ha mai detto 'sì' ai bombardamenti". Nell’editoriale di apertura, il responsabile delle pagine politiche del quotidiano, Carlo Passera, descrive un Bossi che fa irruzione nella sede del giornale "d’umore assai più nero del consueto". I padani intuiscono i "chiarissimi segnali di guerra" e bloccano la prima pagina. E si elenca il lungo "cahier de doleances che i vertici leghisti recapitano a Palazzo Chigi". Questo "tocca tutti i dossier che hanno visto contrapposti, in questi mesi, gli interessi italiani e quelli francesi - si legge - l’accusa, circostanziata e netta, nei confronti del Cavaliere è quella di non aver difeso minimamente le nostre posizione, di essersi fatto travolgere dalla prepotenza d’Oltralpe, ottenendo in cambio solo l’ok per Mario Draghi alla Bce. È un contentino inaccettabile".
Le distanze nella maggioranza Secondo voci vicine alla maggioranza, Berlusconi avrebbe replicato alle rimostranze del Senatur nel corso di una telefonata in cui ha respinto con fermezza l’accusa di essersi inginocchiato davanti a Parigi e ha spiegato che tutte le considerazioni da lui fatte su questo fronte sono nel pieno rispetto di criteri puramente di mercato. Dunque, quella che sembrava essere all’inizio una normale dialettica tra alleati si è via via trasformata in un vero e proprio scontro che porterà ad un vertice tra i due leader. Non a caso la distanza tra Bossi e il Cavaliere è anche lessicale. "Guerra" la chiama esplicitamente il leader del Carroccio, mentre il premier preferisce parlare di "intervento su obiettivi militari". "Le guerre non si fanno e comunque non si annunciano così", aveva detto Bossi ieri pomeriggio contestando a Berlusconi anche un errore di metodo e rivelando un forte malumore rispetto alla scelta di Palazzo Chigi di affidare a un comunicato l’annuncio della decisione di bombardare che, si legge tra le righe, evidentemente il Senatur ha appreso a cose fatte. Una sorta di appunto alla mancanza di collegialità che dovrebbe sottendere passi politici importanti che ricorda le critiche di esponenti del Pdl alla "gestione personalistica" di Tremonti.
L'irritazione del Cav Nonostante Berlusconi ripeta di avere parlato con i vertici della Lega, compreso Bossi, e abbia annunciato ai suoi un incontro imminente col il leader del Carroccio (un vertice che potrebbe tenersi già oggi), di "difetto di comunicazione" parlano alcuni esponenti del Pdl che non nascondono l’irritazione del premier verso l’atteggiamento del Senatur teso, in prossimità della tornata elettorale, a prendere le distanze dall’alleato. Salvo sorprese dell’ultima ora questa settimana non ci sarà il Consiglio dei ministri. La riunione potrebbe tenersi, a quanto si apprende da fonti di governo, i primi giorni della prossima settimana. Sul tavolo c’è sicuramente la questione Libia e le tensioni con la Lega. Oltre ai malumori del Carroccio, Berlusconi avrebbe dovuto fare i conti con i mal di pancia di alcuni ministri del Pdl che avrebbero colto l’occasione per porre il problema di una maggiore collegialità nelle decisioni.
Pronta la mozione del Pd Il Pd attenderà le comunicazioni del ministro degli Esteri, Franco Frattini, e della Difesa, Ignazio La Russa, sui bombardamenti in Libia davanti alle commissioni Difesa e Esteri per decidere se presentare una mozione sul tema della Libia dopo gli ultimi sviluppi. Decisivo a riguardo sarà il comportamento che terrà la Lega: se persisterà il no del Carroccio ai bombardamenti da parte dell’Italia, il Pd potrebbe presentare un proprio documento sulla politica estera del governo da votare in Parlamento.
"L’unica soluzione è quella di sciogliere le Camere e tornare a votare", ha commentato Antonio Di Pietro ribadendo che anche l'Idv ha presentato una mozione che contesta "sia nel merito che nel metodo" la decisione del governo di intervenire in Libia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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