Venezia. Quando può Alberto Barbera, il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, piazza in concorso una commedia che mette d'accordo, come si dice in questi casi, tutti, pubblico e critica. A giudicare dalle risate e dai cinque applausi a scena aperta a cui abbiamo assistito ieri a una proiezione per la stampa, a fare centro quest'anno è sicuramente Competencia oficial degli argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat. Non a caso gli stessi caustici registi che nel 2016 erano in concorso, sempre qui al Lido, con Il cittadino illustre che fece ottenere la Coppa Volpi a Oscar Martínez. L'attore argentino è interprete anche di questa intelligente commedia di cinema nel cinema, cosa che, in questo caso, fa diventare tutto ancora più metacinematografico.
Perché in Competencia oficial lui interpreta un illustre attore di teatro, Iván Torres, chiamato da un magnate ottantenne di una casa farmaceutica al film che vuole produrre per lasciare un segno nella storia. Accanto a lui troverà una star di successo, che lavora anche nei blockbuster hollywoodiani, ai suoi esatti antipodi come carriera e come formazione, Félix Rivero, interpretato da Antonio Banderas. Alla regia, la famosa e vulcanica regista Lola Cuevas, impersonata perfettamente, in uno dei suoi migliori ruoli, da Penélope Cruz che è qui al festival con il marito Javier Bardem protagonista di Dune e che torna in coppia con Banderas dopo i film di Pedro Almodóvar.
Scritto dai registi con il fido Andrés Duprat con il quale hanno collaborato per tutti i loro lavori, il film mette in scena un divertentissimo corpo a corpo tra due mattatori spinti dalla regista a sfidarsi durante le prove di preparazione prima del set. Naturalmente l'escalation delle sfide, diventando sempre più eccentrica, arriva a essere fin troppo grottesca, ma il film riesce a raccontare perfettamente un mondo mettendo alla berlina manie e tic: «In effetti - confida Banderas - ci si concentra sui nostri ego, l'invidia, la competizione, le insicurezze ma, in fondo, stiamo solo vedendo con una lente di ingrandimento l'essere umano. In questo caso si tratta di attori, ma il tutto potrebbe perfettamente applicarsi ad altre professioni, in primis ai politici».
Ma anche la regista del film nel film è «di un'eccentricità estrema», dice Penélope Cruz, «perché è una donna selvaggia, senza filtri, psicopatica, con grande intelligenza, ma anche completamente imbecille, non interessata a cosa pensano gli altri di lei. È stato interessante vestire i suoi panni, però certo non vorrei assomigliarle. Mi sembra anche una donna molto sola che alla fine soffrirà tantissimo».
Il titolo del film che vedremo prossimamente al cinema con Lucky Red, gioca sulle due accezioni che, in spagnolo, definiscono sia il «concorso ufficiale» nei festival, sia la «competizione» tra i due attori. «Ci sono molti esempi cinematografici che mostrano come si fa un film - racconta uno dei due registi, Gastón Duprat - i problemi di produzione e le difficoltà che comporta la realizzazione di un progetto. Ma la cosa più unica in un film è ciò che gli attori riescono a suscitare: farci piangere, farci ridere, generare emozioni. Il film indaga questa relazione complessa e straordinaria, solitamente nascosta alla vista del grande pubblico. L'opera rivela come questi tre talenti della recitazione riescano a emozionare gli spettatori, trattando allo stesso tempo temi quali il processo di creazione artistica, la competenza professionale, l'ego e il bisogno di prestigio e riconoscimento».
Una delle tante prove organizzate dalla regista è molto divertente, c'è anche una sessione in cui i due attori si dicono tutte le parolacce possibili del vasto immaginario spagnolo sul tema e, in qualche modo, si collega a un festival come questo stesso di Venezia. Lola Cuevas chiede infatti ai due attori di portare alle prove i principali premi che hanno ricevuto. Il giorno dopo li fa legare e poi inizia a distruggere i loro premi in una di quelle robustissime macchine trituratrici che si vedono su YouTube in video ipnotici da milioni di visualizzazioni. Fra i premi ridotti a poltiglia c'è anche la Coppa Volpi vinta dall'attore interpretato da Banderas a Venezia proprio come è successo al vero Oscar Martínez.
I registi si divertono ancora una volta a scardinare le regole dei mondi artistici e intellettuali che trattano finendo
per svelare, attraverso la risata, la verità delle cose ma, precisa Mariano Cohn, «non è che noi ci diciamo a priori facciamo una commedia, è solo il nostro modo di vedere la realtà, è il nostro unico registro possibile».
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