Una casa immersa nella natura, magari tra i vigneti, è in cima alla lista dei desideri di chi vuol rifuggire dal cemento metropolitano.
Spalancare le finestre, respirare a pieni polmoni e riempire lo sguardo ammirando i filari a perdita d’occhio. Un sogno romantico che ci si augura non si trasformi in incubo.
Perché lo studio scientifico PestiRiv, lanciato ad ottobre del 2021, nato con lo scopo di indagare sull’eventuale esposizione ai pesticidi a cui le persone che vivono vicine alle vigne andrebbero incontro, ha gettato un’ombra nera sul quadro bucolico e sta tenendo tutti con il fiato sospeso, almeno in Francia.
Guidato da Santé Publique France (l’agenzia di Salute Pubblica Francese) e dall’Agenzia Nazionale di sicurezza sanitaria, dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro (Anses) è uno studio ,unico nel suo genere, il cui “principale obiettivo è quello di sapere se esiste una differenza tra l’esposizione ai pesticidi delle persone che vivono accanto alle vigne rispetto a quelle che risiedono lontane da qualsivoglia coltura”.
I 3.350 partecipanti (estratti a sorte), di un’età compresa tra i 3 e i 79 anni, saranno divisi in due gruppi. 1.500 persone catalogate come “esposte”, cioè residenti tra zero e i 500 metri dalle vigne e a più di 1000 metri da altre colture, verrano comparate con altre 1.850 persone definite “non esposte” poiché a più di 5000 metri dai filari e a più di 1000 metri da qualsiasi terreno agricolo.
Lo studio prende in considerazione 6 regioni nell’area centro meridionale della Francia e, su 250 zone individuate, 162 sono viticole (dalla Borgogna passando per l’Aquitania fino alla Provenza e alla Costa Azzurra).
Si procederà con la raccolta di dati biologici e ambientali: campioni di urina e capelli, polvere sui davanzali e nelle abitazioni. Si analizzerà la qualità dell’aria, dell’acqua, della frutta e verdura coltivate negli orti, in due fasi diverse: da ottobre a febbraio 2022, stagione in cui la vite è dormiente e gli interventi in vigna ridotti al minimo, da marzo ad agosto 2022, momento di massimo uso di fitofarmaci.
Ma perché concentrare lo studio proprio sulle aree vincole? Perché le vigne sono sempre state luoghi di insediamento umano e “insieme ai meleti, la vite è una tra le colture più trattate”, dichiara Ohri Yamada, responsabile della fitofarmacovigilanza dell’Anses.
Coadiuvato dal progetto governativo Ecophyto che si prefigge di diminuire del 50% l’uso di fitosanitari da qui al 2025, Pestiriv studierà circa 50 sostanze tra cui il rame, (usato normalmente nella agricoltura biologica) ma anche il glifosato e il fungicida SDHI, già nella lista nera da tempo.
“Siamo delle agenzie nazionali indipendenti e non lavoriamo né a nome dei viticoltori né delle persone che vivono intorno alle vigne. Il nostro studio vuole oggettivare l’esposizione ai pesticidi nelle zone rurali per portare in un dibattito pubblico elementi scientifici. Perché ci si è resi conto che esiste una reale carenza di dati sull’argomento”, ricorda Ori Yamada.
Pestiriv riaccende il ricordo dell’”affare Preignac” (un piccolo villaggio circondato da vigne tristemente famoso per i numerosi casi di cancro infantile registrati tra gli iscritti di una scuola adiacente ai vigneti ) reso noto dalla stampa nel 2015.
Scriveva per allertare l’Agenzia Regionale della salute (Ars) nel 2012 l’allora sindaco Jean-Pierre Manceau :“Dall’inizio del mio mandato (ndr 2008) non ho smesso di intervenire presso i viticoltori proprietari delle parcelle contigue alla scuola primaria affinché fosse vietata la solforazione e altri trattamenti in vigna con pesticidi durante le ore di ricreazione”.
In seguito alla segnalazione partì un’inchiesta. Si stabilì che l’incidenza di cancro nel villaggio era di ben 6 volte superiore alla media nazionale ma la connessione tra malattia e pesticidi rimase un punto di domanda.
Con PestiRiv si ambisce a dare risposte chiare e definitive. Ma i risultati saranno disponibili solo dal 2024.
Un’attesa per alcuni difficile da sopportare.L'inchiesta sta suscitando malumori e al punto che il Consiglio Interprofessionale del Vino di Bordeaux (CIVB) tramite il suo presidente si è da subito dichiarato indisponibile ad appoggiare il progetto.
Altri vigneron hanno deciso di cucirsi le bocche.
Poi c’è chi si sbilancia come Philippe Vergnes, presidente della Camera dell’Agricoltura di Aude che in una dichiarazione al quotidiano I’Indipendent del 14 novembre 2021 ha insinuato che la scelta della regione mediterranea come terreno di studio per l’inchiesta non sia probabilmente la più adatta dato che per ragioni climatiche risulta essere una delle più ventilate e “più sane d’Europa se non del mondo” e quindi con poche necessità di interventi.
E poi ha puntato il dito su regioni come la Champagne dove, secondo lui, i trattamenti in vigna sarebbero superiori riconoscendo anche che “quando nella zona del bordolese alle 10 del mattino si passa lo zolfo mentre dei bambini sono in piena ricreazione, allora sì che è un errore”.
I risultati che PestiRiv potrebbe divulgare suscitano preoccupazione, si teme un danno d’immagine che difficilmente potrebbe essere riparato perché “comunicare sono soldi e noi non abbiamo i mezzi”, chiosa Frédéric Rouanet, presidente del Sindacato dei Viticoltori.
“Ma perché prenderci sempre di mira? Perché non fare uno studio simile su quelli che vivono nei pressi di un aeroporto...
? Quelli che urlano quando vedono un po’ di polvere sono i primi che se ci sono due o tre zanzare tirano fuori un insetticida dove ci sono 200 volte di più sostanze attive (di quelle che si usano in vigna, ndr)," aggiunge Philippe Vergnes.
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