«Linciato in tv dai magistrati» Mastella minaccia i vertici Rai

«Vogliono silurare Prodi. Pronto a sfiduciare il Cda De Magistris intimidisce il Csm, Forleo negligente»

da Roma

Clemente Mastella non ci sta, a farsi fare il processo nella piazza di Annozero. Dopo la trasmissione infuocata di Michele Santoro il ministro della Giustizia convoca una conferenza-stampa all’Udeur per replicare. E ne ha per tutti.
Per il conduttore che, da quando lui ha lasciato polemicamente la puntata dedicata ai Dico, ne ha fatto il «bersaglio di un linciaggio permanente» e gli ha attirato «minacce molto serie», tali da richiedere tutela al ministro dell’Interno Giuliano Amato.
Per il Cda della Rai, che non è intervenuto come l’Udeur chiedeva per bloccare la puntata e contro il quale, «se non si dà una regola di comportamento», sarà presentata dal suo partito una mozione di sfiducia al Senato.
Per il pm di Catanzaro Luigi De Magistris, al centro della trasmissione con una intervista tv che è stata «una intimidazione al Csm che deve giudicare la sua posizione tra 3 giorni» (lunedì, ndr), riguardo alla richiesta di trasferimento fatta dal Guardasigilli, cui proprio ieri sono stati aggiunti nuovi capitoli d’accusa.
Per il gip di Milano Clementina Forleo, che si erge a paladina del collega, ma è colpevole di «negligenza», perché «ha sbagliato a mandare al Parlamento italiano anziché a quello europeo gli atti che riguardano le intercettazioni di D’Alema».
Per Marco Travaglio, che lo ha deriso come buon allievo di Licio Gelli: «Non ho mai avuto a che fare con grembiulini. Anzi no, faccio outing, è vero sono iscritto a una loggia massonica, con il numero 52947». È una burla perché è la data di nascita del ministro: 5 febbraio 1947.
Per L’Espresso, che ieri ha scritto di assunzioni interinali volute dal governo negli uffici giudiziari calabresi, affidate a personaggi vicini ad Antonio Saladino, principale indagato nell’inchiesta di De Magistris Why not, che ha messo sotto accusa anche Romano Prodi e con il quale Mastella parlava in una telefonata intercettata. «Ho pronta una querela che costerà qualche miliarduccio, perché le 60 assunzioni sono state decise dal prefetto e non da me». Ma il settimanale conferma tutto.
Mastella attacca anche il conduttore di Ballarò Giovanni Floris, che «con gli altri sta lavorando per il ritorno del Cavaliere o, magari, di qualcuno vicino, perché non vuole Prodi che noi invece sosteniamo con massima lealtà». Perché, per Mastella qualcuno cerca di «affossare» l’Udeur e lui personalmente», ma il «siluro» della «giocosa macchina da guerra» è per Prodi.
A proposito, ne ha anche per certi alleati, per «i silenzi di parte della maggioranza» e l’atteggiamento di una sinistra «gaudente e intellettualmente corrosiva».
Non risparmia il fratello di Paolo Borsellino, che da Annozero ha attaccato il Guardasigilli e sul blog di Beppe Grillo ha firmato un appello contro il trasferimento di De Magistris. Gli ricorda che «dopo anni di inadempienze» proprio lui ha fatto concedere la pensione alla famiglia del magistrato ucciso dalla mafia e dunque non disprezza «le persone per bene che hanno portato avanti un’idea di giustizia nell’ingiustizia». Alla giovane Beatrice Borromeo dà della «velinista» di Annozero, ben diversa dalla fascia degli italiani poveri, visto che ha «ville di famiglia e isole su qualche lago...».
Mastella, insomma, è furioso. Ma controllato, perché lui non ha «fatto schifezze» e non ha «scheletri nell’armadio». Per questo, pretende soddisfazione dopo le offese. E vuole sapere quali sono gli stipendi di Santoro e Travaglio, che pretendono «certe regole di trasparenza» dai politici, ma dimenticano che «devono valere anche per chi fa servizio pubblico».
A De Magistris e la Forleo, che lo presentano come chi vuole fermare indagini scomode per i potenti, ricorda di aver fatto «piazza pulita nell’inchiesta delle toghe lucane, ordinando il trasferimento di vari magistrati».
Il ministro attacca soprattutto chi ha consentito che venisse messo sotto accusa in una trasmissione in cui il suo rappresentante, il sottosegretario Luigi Scotti, era solo contro tutti. «Il Cda - ribadisce - non può accettare con ipocrisia che ci siano oasi di privilegio».

Quanto alla mozione di sfiducia preannunciata, bisogna ricordare che una richiesta di «azzeramento» dei vertici di viale Mazzini con la firma dell’Udeur già c’è ed è agli atti della commissione parlamentare di Vigilanza, che la voterà tra due settimane con altre presentate da tutti i gruppi parlamentari, esclusi quelli del Pd.

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