Lippi: "Così faccio giocare insieme la squadra più potente del mondo"

"Putin? Perfetto per parare i colpi bassi e Ahmadinejad può solo fare il bomber Pallone d’oro al Papa, ma per vincere la pace ci vogliono meno egoismo e più donne"

Gli abbiamo messo in mano la squadra migliore che c’è, la squadra più potente del mondo. E l’uomo dell’impossibile non ha fatto una piega. Gli abbiamo chiesto di mettere insieme gente che gioca al massacro e che non ama le amichevoli. E Marcello Lippi ha detto: «Ci penso io». Gli abbiamo ricordato che sono anni di guerre, terrorismo, rivoluzioni, il massimo della tensione. E il ct: «Ci sono abituato, lasciate fare a me». Una squadra di Grandi, tutti fanatici del pallone, che quando c’è da aggiustare il mondo non vuole ascoltare nessuno, nemmeno l’Onu. Ma il ct più grande del mondo, hai visto mai?...

Con quali motivazioni far giocare assieme tutti questi Grandi?
«Conquistare la pace nel mondo è una motivazione che basta da sola».
Tre ingredienti per mettere insieme una squadra così?
«Umiltà, umiltà, umiltà. Ognuno di loro deve mettere le proprie qualità a disposizione degli altri. Cosa che per incapacità o mancanza di voglia nessuno fa».
Il difetto da vincere: suscettibilità dei singoli, incapacità di mettersi al servizio di tutti o giocatori con troppa personalità?
«L’incapacità di mettersi al servizio degli altri è mortale per qualsiasi squadra».
Come si fa a creare un rapporto di stima e fiducia tra giocatori che non si possono vedere?
«Cominciamo con il migliorare l’autogestione. Non che finora abbia funzionato granché, però...».
Ogni squadra ha la sua etica: quale potrebbe essere quella di una squadra come questa?
«Bisogna mettersi in testa che nel momento in cui si mette davanti a tutto egoismo e interessi particolari è inutile illudersi: avanti non si va».
Cito il suo libro La squadra: bisogna coinvolgere i ragazzi sul piano emotivo, cercare di fargli capire a cosa vanno incontro...
«...ma se continuano a litigare l’unico risultato sicuro è che perdiamo tutti».
Mister, bisogna decidere la formazione. In porta:
«Putin. Ultimamente lo vedo impegnato a parare un bel po’ di colpi bassi...».
La coppia di terzini.
«Blair a sinistra e De Villepin a destra. Inglesi e francesi più stanno lontano tra loro meglio è...».
Centrali di difesa.
«Gheddafi che è uno che si difende bene da tanti anni. E poi Lula: libero, direi, almeno nello spirito».
Passiamo a centrocampo.
«Il palestinese Haniyeh in mediana: un mastino irriducibile, di quelli che non si arrendono mai. Accanto a lui metto Zapatero, uno abituato a correre per tutti».
Un regista dai piedi buoni.
«La Merkel. L’ho vista a Berlino: ha molto senso di appartenenza con il suo popolo. Ricordo che cantava l’inno con trasporto. Mi è piaciuta molto».
All’ala?
«L’ex premier ungherese Viktor Orban. Mi dicono sospendesse le riunioni di governo per giocare a pallone. È l’elemento ideale di raccordo tra calcio e politica».
Siamo all’attacco.
«Il bomber lo fa Ahmadinejad: mi sembra un tipo esplosivo... Accanto a lui Schröder che mi ricorda un po’ Hrubesch».
Ma non sarebbe il caso di far giocare qualche talento nuovo. Una donna per esempio?
«La Merkel l’ho già schierata. Ma metto Ségolène Royal e Hillary Clinton tra le prime riserve, come titolari aggiunti pronti a entrare in campo appena i titolari danno segni di stanca».
L’avversario che fa più paura?
«Il terrorismo. Ti attacca, ma soltanto alle spalle».
Un potente a cui dare il Pallone d’oro.
«Giovanni Paolo II. Era anche un ottimo portiere...».
Un Grande di cui ha un bel ricordo...
«Mikhail Gorbaciov. Ce lo presentò l’avvocato Agnelli durante un allenamento della Juve. Fu come incontrare la Storia».
...e uno che le piacerebbe incontrare.
«Lula, un tecnocrate che sa però mettersi alla pari degli altri. Mi piace molto».
Un calciatore che potrebbe fare il capo di Stato?
«Per immagine, personalità e carisma Franz Beckenbauer».
Il tifo più affratella o più divide i popoli?
«Il tifo e il calcio affratellano come nessun’altra cosa al mondo. I Grandi dovrebbero imparare dai loro popoli».
La partita più bella...
«Ultimamente il viaggio di Benedetto XVI in Turchia. Giocata con cuore e coraggio».
...

e quella più brutta.
«L’Undici settembre sarà sempre una delle più brutte di tutti i tempi».
Anche nel mondo oltre che nel mondiale l'impossibile può diventare possibile?
«Assolutamente sì».

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