Lippi prepara la pensione: la presidenza della Juve

IL SUGGERITORE È stato lui a consigliare Grosso e Cannavaro e a favorire la panchina per Ferrara

Lippi è stato chiaro, come sa esserlo un uomo tutto d’un pezzo. Qualche giorno fa ha detto: «Non andrò alla Juve, a fare il direttore sportivo o l’allenatore». Caso chiuso? Almeno fino alla conclusione dei mondiali, non oltre. Insomma nessuno si stupirebbe se a luglio, Lippi cambiasse idea e John Elkann e Jean Claude Blanc gli proponessero una poltrona: magari da presidente. Presidente della Juve: suona bene? Certo, Blanc dovrebbe fare un passo indietro. Ma tempo al tempo. Chi resisterà, vedrà. Nel calcio l’oggi è un altro giorno va sempre di moda. Per ora tiene la tesi di chi ha pensato che non sia proprio un bel vedere quel conflitto d’interessi passato sotto traccia? Detto in sintesi: lui, ct della nazionale in attesa di trasferimento a Torino, che consiglia alla Juve di ingaggiare gli azzurri Cannavaro e Grosso, oltre a Ferrara, suo prediletto, nonché ex assistente. Inaccettabile perfino nella nazionale del Congo Belga.
Ma oggi la Juve si dibatte in altri conflitti: Ferrara via, Ferrara resta? Questo è uno. E al domani non v’è davvero certezza. Arriva Hiddink? Forse, dice chi pensa d’averlo già visto sbarcare a Milano almeno una decina di volte. Ma qui val la pena fermarsi un attimo e tornare al nostro ct. Dunque: non andrà mai alla Juve. Per stare in panchina e fare il direttore sportivo. Ovvio che la puntualizzazione abbia incuriosito tanti. I più lesti hanno pensato: allora andrà a fare altro. Malpensanti? Può darsi. Ma se uno avesse detto soltanto: non andrò alla Juve, sarebbe stato chiaro e sintetico. Avrebbe dato una mano anche a Elkann o a Blanc, al momento in trincea. Non basta un Bettega, faticosamente contrassegnato dall’etichetta di vice direttore generale, per scacciare il fumo pensando all’arrosto.
Allora per noi malpensanti, magari con suggeritore (che non è Moggi), restavano tre posti da assegnargli per risolvere il rebus. Ma chi l’ha risolto non aveva dubbi: Marcello non è uomo da gestione amministrativa. Resta una sola poltrona: quella di presidente. Eccoci: Lippi for president. Idea che fece grande la Juve quando Agnelli scelse Boniperti, idea che portò benefici all’Inter quando Moratti si affidò a Facchetti. Il grande ex, se dotato di buon senso e di discreto polso, può davvero essere l’uomo in più. Però c’è presidente e presidente: Boniperti fu un manager vero. Facchetti un uomo ideale per la rappresentanza. Idea che non è certo nata in questi giorni. Ma viene da più lontano. Blanc è sbiancato negli ultimi tempi, pur essendo uno e trino (presidente-amministratore delegato-direttore generale). Il suo progetto è parso fumoso e non più decisamente condiviso dalla famiglia padrona. La ricomparsa di Andrea Agnelli a Vinovo non è stato un caso. Chiaro che il patto della focaccia di questa estate, tra il commissario tecnico e l’allora amministratore delegato, non poteva riguardare una panca, bensì una poltrona. Non torna solo il fatto che monsieur le president debba privarsi di una carica, appena conquistata a spese del povero Cobolli Gigli. Ma forse la Juve ha preso tutti in contropiede con gli ultimi risultati. Il biancore presidenziale voleva segnalare uno stato di difficoltà personale, anche se le due cariche che contano resterebbero fra le sue mani. Insomma Lippi sarebbe presidente alla Facchetti, non alla Boniperti. Un buon pensionamento, ben retribuito e minori grattacapi.
Blanc è stato il primo sponsor del ct e, nel suo nome, sta difendendo Ferrara dall’esonero (l’ultima pensata del tecnico: Del Piero in panca, Diego accanto a Trezeguet). Atteggiamento giustificato visto il tempo perso, ma forse dettato dall’ennesimo conflitto. Lippi può far da ombrello a uomini scelti da lui, non a un grande tecnico come Hiddink, al quale non farebbe neppure ombra.
Allora che fare? Hiddink costa tamto. Ferrara annaspa, Bettega è solo una buona stampella. Lippi, oggi più che mai, mantiene le distanze dalla Juve. Continua a sostenere la tesi: non vado alla Juve...

Ieri ha tenuto a far sapere che sta pensando a costruire la sua squadra per raggiungere gli obbiettivi. «Non mi preoccupano i tormentoni Balotelli, Cassano, Nesta, Totti, Del Piero. È giusto che la gente sponsorizzi il proprio idolo». Giusto, ad ognuno i propri sponsor. Se non cambiano idea.

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