Roma - Le famiglie tirano la cinghia e riducono i consumi, soprattutto al Sud, in aumento le spese per affitto, combustibili ed energia. Nel 2008 si è speso in media 2.485 euro al mese, soprattutto per casa e cibo. Voci che, per l’anziano solo, assieme sono pari ai 2/3 della spese mensili. È in sintesi il risultato dell’indagine dell’Istat sui consumi delle famiglie (fatto su un campione di 28 mila) nel 2008, secondo cui la spesa è rimasta invariata (+0,2%) rispetto al 2007 ma, in termini reali, è calata visto che l’inflazione l’anno scorso è stata del 3,3%.
Gli italiani hanno così messo in atto strategie di risparmio, limitando gli acquisti o scegliendo prodotti di qualità inferiore o diversa rispetto all’anno precedente, privilegiando gli hard discount. Si è speso meno per abbigliamento e calzature, arredamenti, elettrodomestici e servizi per la casa, più contenuta anche la quota per sanità (dentista, analisi cliniche, esami radiologici), trasporti, tempo libero e cultura. A tavola si sceglie la carne, che è risultata la spesa alimentare più alta (4,3% della spesa totale), rispetto al pesce (1,6%). Nel 2008 il Veneto si è confermata la regione con la spesa media mensile più elevata (2.975 euro), seguita da Lombardia (2.930) ed Emilia Romagna (2.854). Fanalino di coda, ancora una volta, la Sicilia con una spesa media mensile di oltre mille euro inferiore a quella delle regioni con la spesa più alta.
Se al nord la spesa media mensile delle famiglie è stata di 2.810 euro (+0,5% rispetto al 2007), nel centro si è attestata a 2.558 euro (+0,7%) e nel mezzogiorno a 1.950 euro (-1%). Per generi alimentari e bevande si è speso 475 euro, circa 9 euro in più rispetto al 2007, soprattutto per la sostenuta dinamica inflazionistica dei prodotti (+5,4%); una spesa che rappresenta, in media, il 19,1% (era il 18,8% nel 2007) di quella mensile totale. Si è confermata oltre il 40% la quota di famiglie che ha limitato gli acquisti o scelto prodotti di qualità inferiore o diversa rispetto all’anno precedente: 43,4% per il pane, 49,2% per la pasta, al 55,7% per la carne, 58% per il pesce e al 53,7% per frutta e verdura.
L’unico aumento statisticamente significativo è quello osservato, nel Nord, per la spesa media familiare per generi alimentari e bevande: dai 449 euro mensili del 2007 si sale a 464 euro (+3,3%) con la percentuale più bassa di famiglie che hanno limitato l’acquisto o scelto prodotti di qualità inferiore: essa varia dal 40% nel caso del pane al 51% per il pesce. In tutte le regioni del Mezzogiorno la spesa alimentare assorbe oltre un quinto della spesa totale e ne rappresenta oltre un quarto in Campania. Cresce la spesa negli hard-discount (dal 9,7% del 2007 al 10,9% del 2008); il supermercato rimane il luogo di acquisto prevalente (68,1%, era il 67,8% nel 2007), soprattutto nel Centro-nord (superiore al 70%), seguito dal negozio tradizionale (63,7%, era il 64,7%), in particolare nel Mezzogiorno (76,2%) e per l’acquisto di pane (59,4%). Il 17,2% delle famiglie acquista presso ipermercati, con punte del 22% nel Nord, dove questa tipologia distributiva è più diffusa. Al mercato va circa il 22% delle famiglie del Centro-nord (erano il 20% nel 2007) contro il 33,1% delle meridionali (erano il 31,4%). Le spese familiari per generi non alimentari sono passate tra il 2007 e il 2008 da 2.014 a 2.009 euro mensili; in aumento solo le spese per combustibili ed energia (da 4,7% a 5,2%).
Se nel 2008 il single ha speso in media 1.
692 euro al mese le famiglie di cinque o più componenti hanno speso fino a 3.251. E l’anziano solo al 46% della spesa per la casa e le utenze domestiche e il 21,6% per i generi alimentari aggiunge oltre il 5% di spese per la salute e i servizi sanitari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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