C’è l’Fbi e ci sono anche i pirati. Dove? Nella chilometrica lista tedesca per il voto dell’Europarlamento che è stata consegnata in questi giorni ai cittadini germanici. Ma non era l’Italia il paese dove germogliavano decine e decine di liste di partito? In cui accanto alle tradizionali forze politiche della prima Repubblica si aggiungevano sigle fantasiose e proposte stravaganti?
Oggi, è tra il Reno e l’Oder che vanno crescendo le liste in modo esponenziale e la Repubblica Federale rischia di bypassarci, visto che superano ormai una trentina le formazioni politiche che si presentano pressoché in tutto il paese. Prendiamo lo Schleswig-Holstein, antica provincia prussiana al confine con la Danimarca e le cui maggiori città sono Kiel e Lubecca. Ai nastri, 31 partiti: la Cdu della cancelliera Merkel (ma mancano gli alleati bavaresi della Csu), i socialdemocratici dell’Spd, i Verdi, i liberali dell’Fdp e – naturalmente – la Linke di Lafontaine. E cioè i cinque partiti rappresentati già nel Bundestag e cioè il Parlamento di Berlino. Ma è a questo punto che cominciano le sorprese: nella schedona messa a punto (20 centimetri di larghezza ma poco meno di un metro di lunghezza!) compaiono una dopo l’altra, formazioni non solo sconosciute – se si eccettuano i Republikaner che mirano a conquistare lo spazio dei neonazisti dell’Npd, recentemente “chiusi per debiti” – ma assolutamente fantasiose.
Si va dal partito della riserva a quello “della partenza”, dal partito delle donne che si proclama femminista, a quello dei nuotatori, dal partito violetto “per una politica spirituale” all’Ede che propaganda “Europa, Democrazia, Esperanto”. Ma non mancano, come annunciato, né l’Fbi (che è poi il Freie Burger Initiative, e dunque intende essere “l’iniziativa dei liberi cittadini”), né il Piratenpartei Deutschland e cioè “il partito pirata tedesco”, copia di quello fondato a suo tempo in Svezia e che si presenta alle Europee con un programma scarno ma preciso: “mettere al centro del dibattito il diritto d'autore e i diritti dell'individuo nell'era digitale, dando uno scossone alle certezze in salsa copyright sventolate dentro e fuori dai tribunali dalle major ormai da anni”. Ci sono ancora il partito dei pensionati, quello dei “nuovi europei”, il “partito dei referendum” e non mancano neppure un “partito comunista tedesco” (DKP) e un paio di formazioni cristiane.
Germania impazzita per la politica, allora? Meno nobilmente, si tratta di quattrini…. E infatti nel 2004 i giudici costituzionali tedeschi hanno decretato l’incostituzionalità di una riforma del finanziamento pubblico che sarebbe dovuta entrare in vigore dal gennaio 2005 e che avrebbe cancellato in pratica le formazioni minori dagli elenchi di chi aveva diritto ad un rimborso pubblico. La deliberazione stabilì infatti la mancata conformità del testo adottato dai partiti presenti al Bundestag con il principio di pari opportunità (Chancengleicheit), a cui il finanziamento pubblico si è invece sempre ispirato, per tutte le formazioni politiche impegnate nelle diverse competizioni elettorali. La sentenza emessa accoglieva il ricorso di due formazioni (che oggi puntualmente si presentano anche per le Europee) e cioè Die Grauen, facente capo principalmente a pensionati ed appartenenti alla terza età, e Okologish-Demokratische Partei, movimento di orientamento ecologista.
Questi lamentavano l’illegittimità dell’imposizione per cui i partiti che avessero raccolto meno dello 0,5% sia per le elezioni politiche che per quelle europee, per ottenere un rimborso avrebbero dovuto aver percepito almeno l’1% nel voto complessivo per i Lander (le nostre regionali) o il 5% almeno in una regione.
I giudici hanno dato loro ragione, per cui eccoli di nuovo alle urne – moltiplicandosi – per poi metter mano alla cassa. Visto che a Bruxelles e a Strasburgo, come del resto anche in patria, potranno essere eletti solo i rappresentanti di quei partiti che superano il 5%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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