Lite tra ultrà juventini su Moggi e calciopoli finisce a colpi di pistola

Due tifosi in prognosi riservata. Uno degli aggressori fermati era stato scarcerato con l’indulto

Paola Fucilieri

Una questione di tifo da stadio. Nonostante le indagini su «Calciopoli» si siano svolte perlopiù altrove, infatti, adesso è a Milano che si torna a parlare di calcio, seppure sotto un profilo molto più becero. Purtroppo, messe da parte le intercettazioni, siamo passati direttamente ai fatti di sangue. Chi l’avrebbe mai detto che per scoprire il movente di due brutte aggressioni avvenute a quattro giorni di distanza l’una dall’altra e nella stessa zona della città gli inquirenti dovessero indagare nel giro degli ultras bianconeri? Eppure è proprio così che è andata. La squadra mobile ha fermato venerdì sera due uomini accusati di essere i responsabili di due tentati omicidi - risultati poi collegati - avvenuti rispettivamente le sere del 6 ottobre in piazza Morbegno (nei dintorni di viale Monza, tra Pasteur e Rovereto, ndr) e del 10 ottobre in via Russo (sempre viale Monza, ma stavolta dall’altro lato, in zona Turro) davanti a una caffetteria che è sede ufficiale e quartier generale dei Viking, uno dei gruppi ultras della Juventus.
Si è scoperto così che le due vittime - Maurizio M., 42 anni, ferito da due colpi d'arma da fuoco all'addome, e Antonio G., un 41enne che dall'aggressione di via Russo ha riportato 21 fratture - si trovavano assieme al momento della prima aggressione. E attualmente sono ancora uniti, seppure nella malasorte: sono infatti entrambi ancora ricoverati in ospedale e in prognosi riservata.
Le due persone fermate per le le loro aggressioni sono state rintracciate dalla polizia grazie a un casco da moto rinvenuto dopo i fatti di via Russo. Si tratta di Loris G., e Pasquale R. e anche loro hanno molte cose in comune. Entrambi 33enni e nati a Milano, infatti, i due soggetti sono già noti alle forze dell'ordine. Il primo, che sta beneficiando dell'indulto, era stato in carcere (e in carrozzella) dopo la famigerata sparatoria avvenuta nel 1998 tra due bande rivali della Barona e del Corvetto, in via Faenza. Come ultrà, a fine settembre aveva inoltre ricevuto dal questore di Torino un divieto di accesso allo stadio. Pasquale R., che ha precedenti per ricettazione e piccoli furti, è invece un tossicodipendente appena uscito dalla comunità ed è legato a una famiglia dell’ndrangheta inserita nel traffico di stupefacenti perchè altri non è che il figlio di uno dei maggiori boss di questa storica «famiglia».
E in tutto questo che cosa c’entrano la Juventus, i Viking, il calcio e il tifo da stadio (quello peggiore, s’intende)? I poliziotti al momento fanno ancora i misteriosi e spiegano la vicenda a spanne, ma dalla loro ricostruzione emerge fin troppo chiaramente che i due tentati omicidi sarebbero legati a qualche tensione interna all'ambiente dei Viking.

«Il movente è ancora da chiarire e le indagini sono tuttora in corso» glissano gli investigatori. Tuttavia se chiediamo agli inquirenti se i due uomini che sono all’ospedale rischiano di morire per discussioni tra tifosi legate al tema Moggi e retrocessioni, loro abbassano lo sguardo ma non negano.

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