Ce l'abbiamo fatta, siamo arrivati a toccate la quota di un miliardo di denutriti: nel mondo, come sostiene un rapporto delle Nazioni Unite, almeno una persona su sei ha fame. Un brutto record, ma che presto verrà pure superato. A causa della crescente domanda dei mercati emergenti e della produzione dei biocarburanti, nei prossimi dieci anni i prezzi del cibo sono infatti destinati a salire fino al quaranta per cento. E l'Onu adesso mette proprio la «sicurezza alimentare» al primo posto tra i rischi che corre il pianeta, sopra lemguerre e le epidemie.
Certo, i costi dei prodotti agricoli sono scesi dai picchi registrati due anni fa, ma, secondo la relazione annuale congiunta di Ocse e Fao, sono destinati a risollevarsi in fretta. La previsione per il grano e i cereali, per i prossimi 10 anni, ipotizzano di un aumento tra il 15 e il 40% in termini reali, una volta corretto il valore dell'inflazione. Per quanto riguarda gli oli vegetali, le stime parlando di un più quaranta per cento, mentre per il settore lattiero-caseario la forbice è compresa tra il 16 e il 45%. Al contrario, l'aumento dei prezzi del bestiame dovrebbe essere più contenuto, anche se la domanda globale potrebbe subire più rapide accelerazioni. Fattori principali, il boom delle materie prime agricole e una crescente ricchezza per alcune fasce della popolazione nelle economie emergenti.
Nonostante sia aumentata la produzione per venire incontro una richiesta più diffusa, nel contempo le recenti impennate dei prezzi e la crisi economica hanno contribuito a un aumento dell'incertezza alimentare. Dalla Gran Bretagna Fairtrade commenta le previsioni dell'Onu definendole un «severo avvertimento» per i responsabili politici internazionali. «Gli investimenti per incoraggiare un miliardo di persone che possono contare, come unica forma di sussistenza, sull'agricoltura in scala locale, è di vitale importanza - dice Barbara Crowther, responsabile della comunicazioni della fondazione - . Al tempo stesso, la promessa di aumento dei prezzi delle materie agricole potrebbe generare una nuova ondata di confisca da fondi sovrani da parte degli investitori più potenti rischiando di emarginare ulteriormente le comunità rurali».
Il rapporto afferma che la produzione agricola e la produttività devono essere intensificati sostenendo la necessità di un sistema commerciale efficace per poter garantire una concorrenza leale e la possibilità di indirizzare il cibo eccedenza dove è necessario che giunga. I Paesi in via di sviluppo, si legge ancora nella ricerca, devono inoltre aumentare la produzione per far fronte all'aumento di domanda. Il Brasile è quello che registra la più rapida crescita, con una produzione agricola destinata ad aumentare di oltre il quaranta per cento nei prossimi dieci anni. Ma anche Cina, India, Russia e Ucraina segneranno un più venti.
«Il ruolo dei Paesi in via di sviluppo nei mercati internazionali sta crescendo rapidamente, e come il loro impatto si sviluppa, anche le loro politiche avranno effetto sulle condizioni nei mercati stessi - ha dichiarato Jacques Diouf, direttore generale Fao - . Questo rende necessario riconoscere il ruolo e il contributo che potranno accordare alle questioni di politica globale. Il dibattito politico ne deve tenere conto».
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