«Lui è l'unico di noi che ha combattuto»

L'orgoglio di condividere la responsabilità di pubblicarlo

di T.S. Eliot

In Parenthesis fu pubblicato per la prima volta a Londra nel 1937. Ho l'orgoglio di condividere la responsabilità di quella prima pubblicazione. Leggendo il libro in dattiloscritto rimasi profondamente commosso. E quindi lo considerai, e ancora lo considero, un'opera di genio. Un'opera d'arte letteraria che usa la lingua in un modo nuovo o per un nuovo fine non ha bisogno di molte parole da parte di chi la presenta. Tutto quel che si può dire si riassume soltanto nel mostrare il libro e nell'affermarne l'importanza e il carattere durevole in quanto opera d'arte. Scopo di chi lo presenta dovrebbe essere il suscitare la curiosità di un possibile nuovo lettore. In una nota di tal genere, tentare spiegazioni non serve. Abbiamo di fronte un libro sulle esperienze di un unico soldato nella Guerra del 1914-18. È anche un libro sulla Guerra, e su molto altro, come la Britannia Romana, la Leggenda di Re Artù e vari argomenti che vengono associati e legati insieme dalla mente dello scrittore. Quanto a lui, è un londinese di origini gallesi e inglesi. È decisamente britannico. È anche cattolico romano, ed è un pittore che ha realizzato alcuni splendidi quadri e disegnato splendidi caratteri di scrittura. (...) L'opera di David Jones ha qualche affinità con quella di James Joyce (mi sembrano entrambi dotati dell'orecchio celtico per la musica delle parole) e con le ultime opere di Ezra Pound, nonché con le mie. Pongo l'accento sull'affinità, dal momento che nessuna possibile influenza mi sembra lieve e trascurabile. David Jones è un rappresentante della stessa generazione letteraria di Joyce, di Pound e mia, se quattro uomini nati tra il 1882 e il 1895 possono essere considerati della stessa generazione letteraria. David Jones è il più giovane e il più lento a pubblicare. Le vite di tutti noi sono state cambiate da quella Guerra, ma David Jones è l'unico ad avervi combattuto. Quelli che leggono In Parenthesis per la prima volta non devono sapere altro che questo (...). I commenti (...) seguiranno a suo tempo. I buoni commenti possono essere molto utili: ma studiare anche il miglior commento a un'opera d'arte letteraria rischia di essere una perdita di tempo a meno che non abbiamo prima letto il testo per cui quel commento è stato scritto, facendocene entusiasmare anche senza comprenderlo.

Perché quel brivido di eccitazione che ci dà la prima lettura di un'opera di letteratura creativa che non capiamo è già l'inizio del comprendere, e se In Parenthesis non ci emoziona prima ancora di averlo compreso nessun commento ci rivelerà il suo segreto. E il secondo passo è abituarsi al libro, vivere insieme a lui e rendercelo familiare. La comprensione comincia nella sensibilità: dobbiamo compiere l'esperienza prima di cercare di esplorare le fonti dell'opera.

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