Signor (e non tanto per dire) Presidente, ho molti difetti e non faccio nulla per nasconderli. Tra le carenze non c’è però la mancanza di memoria. Ricordo bene quando da ministro dell’Interno la chiamavano Kossiga con la K. Nella mente ho impresse le scritte sui muri con le «SS» del suo cognome in versione nazista e negli orecchi mi rimbombano ancora gli slogan che le davano del «boia» (tralascio quello che dicevano di Fanfani...). Fu lei a decidere di inviare i blindati in piazza a Bologna, mentre le vie delle città erano messe a ferro e fuoco dai manifestanti. Lei che ordinò alcune azioni delle forze dell’ordine contro il terrorismo. Per quel che fece, gode di tutta la mia stima: mentre altri si facevano intimidire, lei rimase al suo posto e ricoprì il suo incarico con coraggio.
Conoscendo la nostra storia recente, capisco dunque le ragioni di sicurezza dell’epoca. Capisco meno gli sconti immobiliari di oggi. Che le abbiano fatto cambiare abitazione per non esporla al rischio di attentati, è comprensibile. Ma che c’entra il prezzo agevolato per l’acquisto dell’appartamento a quasi trent’anni da quei fatti? Lei dice che nel suo caso è tutto regolare: lo sconto è lo stesso che è stato praticato ad altri inquilini, come previsto per legge. Non ho elementi per dubitare della sua parola: sarà senz’altro come lei dice. Mi lasci però esprimere lo stupore da giornalista mediamente informato sui prezzi delle abitazioni. Leggere che – non è il suo caso – qualche politico si è aggiudicato un appartamento nei pressi della Città del Vaticano a 165 mila euro mi fa strabuzzare gli occhi. Sarà certamente una topaia, che l’onorevole avrà reso abitabile spendendo centinaia di migliaia di euro di tasca propria, ma conoscendo le quotazioni del mercato immobiliare ho la sensazione che con 165 mila euro a ridosso della basilica di San Pietro non si compri neppure un sottoscala (anche se un’altra onorevole nella stessa zona è riuscita a far meglio: 113 mila euro!).
Sono certo che ogni politico riuscirà a spiegare che lui non ha rubato nulla a nessuno, che semplicemente ha comprato pagando il prezzo giusto, fissato dalla società venditrice e dagli organi di vigilanza.
Però, vede, leggendo tutte queste giustificazioni mi tornano in mente quelle degli onorevoli inquilini che 12 anni fa vennero beccati a pagare canoni d’affitto irrisori per abitazioni da sogno. Non ce ne fu uno che ammise di versare un’inezia. Tutti si appellarono ai regolamenti, alle circolari e perfino all’equo canone. Nessuno ebbe il coraggio di dire che un affitto da 600 mila lire per 180 metri quadri era iniquo, visto che qualsiasi italiano che non facesse parte della casta già versava il doppio per una casa grande appena un terzo.
Allora bastò tener duro, ripetere che era tutto in regola, e dopo qualche mese i giornali si dimenticarono dei canoni da scantinato al Tiburtino e gli onorevoli si tennero la casa. Solo quel fesso di D’Alema traslocò, ma, si sa, lui è convinto di essere più intelligente degli altri. Succederà così anche stavolta, basterà tener duro, spiegare, magari minacciare qualche querela e gli sconti sulle case saranno dimenticati. Almeno da chi non ha memoria. Che, come le ho detto, non è il mio caso.
Mi stia bene, stimatissimo Presidente. Le auguro di campare a lungo e di estinguere il suo mutuo, così quando incontrerà Berlusconi potrà dirgli che lei non ha sedici ville, però un appartamento almeno se l’è pagato.
Maurizio Belpietro
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