Lui querela, noi mostriamo le prove

Il presidente della Camera invece di spiegare le imbarazzanti verità minaccia di portare il "Giornale" in tribunale. Ma abbiamo documenti e testimoni. E ogni giorno racconteremo cosa accadde davvero

Ci risiamo con le minacce, le que­rele. Invece di spiegare, di dire una volta per tutte la scomoda e imbaraz­­zante verità, il presidente della Came­r­a prende le vie legali contro il Giorna­le , che ieri ha svelato come lui, a diffe­renza di quanto ha detto, quell'appar­tamento di Montecarlo sottratto via paradiso fiscale al patrimonio di An e finito nella disponibilità del cognato, lo conosce bene. Molto bene. Al pun­to che ha comperato pure l'arreda­mento insieme alla compagna Elisa­betta. «Menzogne, appese a testimo­nianze anonime», hanno tuonato ie­ri i suoi legali. Il che ci costringe a pub­blicare le fatture della cucina intesta­te ai Tulliani, nomi e cognomi dei ven­di­tori testimoni che fu proprio la cop­pia di Stato a fare personalmente gli acquisti. Li avevamo tenuti riservati, dopo esserci accertati della loro iden­­tità, del loro ruolo e della veridicità del racconto, solo per non esporre privati cittadini a possibili ritorsioni. Ma i suddetti cittadini hanno più co­raggio del presidente della Camera e per loro, a differenza di Fini, la verità viene prima di tutto. Di fronte  alle bugie e all'arroganza dell' ex leader di An ci hanno chiesto di rompere il patto della discrezione. Da oggi iniziamo con le interviste. Dei venditori e non solo. Ogni gior­no sul giornale avranno nome, co­gnome e facce anche le decine di persone che Fini ha incontrato nell' androne e uscendo, con la compa­gna, dalla casa di Montecarlo, con le quali si è cordialmente intratte­nuto a parlare di politica e del più e del meno come fa qualsiasi vip in vacanza. La verità è che quell'appartamen­to Fini lo ha frequentato più di quanto i cronisti del Giornale , per colpa sua, abbiano frequentato ca­sa loro in questi giorni. Numerose testimonianze (leggeremo nomi e cognomi) sostengono che il presi­dente avrebbe dovuto andarci an­che questa estate, dove tra l'altro era stato invitato (grazie ai contatti della compagna con l'ambasciato­re monegasco in Italia) al tradizio­nale galà della Croce rossa. Che vuole fare il presidente Fini, portare tutte queste persone in tri­bunale? Metta a disposizione, piut­tosto, i documenti dai quali risulta­no i suoi viaggi, con scorta e segui­to. Non mi sorprenderei se a paga­re aerei, auto e quant'altro necessa­rio per il suo buen retiro fossimo stati noi contribuenti. Ricordate quando i giornali di sinistra si scate­narono per l'aereo che portava in Sardegna il presidente Berlusconi? Fu anche aperta un'inchiesta, ov­viamente finita con l'archiviazio­ne. Strano che nessuno chieda con­to a Fini se usa soldi pubblici quan­do gira l'Italia a presentare il suo li­bro o a tenere conferenze di parti­to. Del resto lui detiene un record: nella storia della Camera è il presi­dente che ha presieduto meno se­dute in assoluto. Un motivo ci sarà pure, e il primo che viene in mente è che ha usato quel posto per fare altro. Se ne facciano una ragione an­che quelli di Fare Futuro, i Bocchi­no e i Granata (e pure il presidente Napolitano): in questa storia non c'è nulla di misterioso, se non il si­lenzio e le menzogne del loro capo.

Invece di mettere in campo avvoca­ti e fare proclami contro la libertà di stampa, se la prendano con lui, Fi­ni, che li ha trascinati dentro una storia assurda che a quanto pare, e non per volontà nostra, è ben lonta­na dal finire. Noi non ci stanchia­mo, né ovviamente ci intimoria­mo. Buona lettura.

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