Allo scrivente è capitato questa settimana qualcosa che non gli era mai capitato in tanti anni di giornalismo. Commissionare un pezzo ad una chat di intelligenza artificiale. Nello specifico Goatchat. Una volta deciso di dedicare questo controcultura alle Ia è parso ingiusto parlarne senza sentire il loro parere. Così mi è stato dato l'incarico di contattare la nuova firma. Il cui pezzo potete leggere qui sotto. E confrontarlo con tutte le firme umane che discettano nel tema in queste due pagine ed in quella a seguire, prendendo spunto sia dalla letteratura fantascientifica, è il caso del pezzo di Alessandro Gnocchi, sia parlando con un esperto di machine learning e professore di Intelligenza artificiale, come Nello Cristianini intervistato da Eleonora Barbieri. Spiegate le regole del gioco, forse è il caso di raccontare come è stata l'interazione con il collaboratore Ia. Alla chat sono bastate una decina di righe di istruzioni in cui si chiedeva un articolo di circa 3mila seicento battute. Tema: vantaggi e rischi dell'Intelligenza artificiale e una previsione su se e quando l'Intelligenza artificiale avrebbe superato l'uomo.
Mi è stato restituito un pezzo in meno di un minuto. Volevo lamentarmi perché era un po' cortino. Ma non aveva sbagliato la macchina: era l'ingombro in pagina ad essere un po' più ampio. Le ho chiesto di allungare e Goatchat mi ha proposto un allungamento che mi ha mandato fulmineamente. Solito trucco da collaboratore: «Ti mando le righe in più e tu sbattile dentro». Troppo facile, le (la chat mi suona femmina ma lei usa per sé alternativamente maschile e femminile) ho ribadito di no, di inserirle lei e di amalgamare bene il testo. Lo ha fatto in un'altra manciata di secondi. Insomma un articolo realizzato in meno di dieci minuti, considerando la mia inefficienza, tutta umana, nel formulare le richieste. Sulla qualità informativa giudichi il lettore. Si capisce che è un testo scritto da una macchina? Anche questo giudicatelo voi. Potremmo limitarci a dire che per essere un autogiudizio la chat si è tenuta in grande equilibrio, quasi fosse un vecchio democristiano (non credo sia un esempio che un'Ia possa, ancora, usare). Insomma non pare pronta all'editoriale (ma in fondo le avevamo chiesto altro).
Da pignoletti potremmo segnalare che non si è peritata di scrivere sempre Ia all'italiana ma a volte è rimasta su Ai, all'inglese. Ma se tutti quelli che scrivono sui giornali (in primis questo umano) si limitassero a peccati così veniali...
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