Nordio avverte l'Anm: "Sì al dialogo ma la riforma non si tocca"

Il Guardasigilli: "Serve rispetto per il Parlamento che l'ha già votata, decidano i cittadini al referendum, senza slogan ma sui contenuti". Vertice con il sindacato delle toghe previsto per giovedì

Nordio avverte l'Anm: "Sì al dialogo ma la riforma non si tocca"
00:00 00:00

Il doppio Csm «non si tocca», così com’è «non funziona», giudice e pm «devono essere di parrocchie diverse» ma «non c’è nessun intento punitivo» contro le toghe. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio mette le cose in chiaro con l’Anm in vista dell’incontro di giovedì sulla riforma della giustizia. Lo fa parlando alla Camera al convegno «(In)Separabili - Pm e giudici alla prova dell’equa distanza» organizzato da Noi Moderati presso la sala Matteotti di Montecitorio.

«Parleremo dell’efficienza della giustizia raccogliendo tutti i suggerimenti e i contributi che i colleghi magistrati vorranno darci in base alla loro esperienza e anche alla mia visto che proveniamo dalla stessa carriera - ribadisce il Guardasigilli - ma su alcuni aspetti come la separazione delle carriere è inutile continuare a polemizzare».
I pareri di Parlamento e parlamentino delle toghe potrebbero convergere? Nordio ne è convinto «trovando appunto il dialogo», ma non sulla riforma costituzionale così come sarà licenziata dalle Camere «perché bisogna avere rispetto reciproco». Ecco perché la riforma sulla separazione delle carriere «è assolutamente intoccabile», perché «è già stata approvata da un ramo del Parlamento. Su un argomento così delicato e complesso è bene che i cittadini si esprimano e lo faranno con il referendum. Auspico che ci si arrivi con serenità e che il dibattito venga mantenuto su argomentazioni, tecniche, civili e razionali, senza pregiudizi e senza slogan. Chiunque vinca e chiunque perda, non è bene che venga umiliato», sottolinea l’ex pm veneto.

Su un punto c’è la condivisione con il presidente dell’Anm Cesare Parodi che Nordio definisce «amico»: «Ha ragione lui, questa riforma non influisce sull’efficienza della giustizia, ma nessuno lo ha mai preteso. Non abbiamo mai detto che la separazione carriere rende i processi più veloci - aggiunge il ministro della Giustizia - ma è una riforma coerente con il precipitato logico di una riforma che ha portato al passaggio del 1988 dal processo inquisitorio a quello accusatorio. Il giudice è terzo e imparziale e tale deve essere percepito dal cittadino».

A chi accusa il centrodestra di covare una sorta di volontà punitiva nei confronti della magistratura Nordio risponde per le rime: «Il sistema va rivisto con pacatezza e razionalità, senza retropensieri». Ecco perché serve il dialogo tra le parti. «C’è una tale differenza tra mezzi che abbiamo a disposizione e fini che solo riunendoci attorno allo stesso tavolo possiamo trovare punto di incontro - ha sottolineato il Guardasigilli - Non solo siamo disponibili, ma chiediamo suggerimenti: siamo apertissimi. Per noi sarebbe propaganda elettorale, se tra due anni riuscissimo a ridurre della metà i tempi dei processi. Spero che il dialogo con Anm continuerà e che sarà sempre più fruttuoso».

Certo, il tema degli errori giudiziari e della malagiustizia vanno affrontati, ma senza puntare il dito contro chi fa il proprio lavoro con coscienza e dedizione. «Il magistrato sbaglia 7 volte al giorno, non c’è nulla di più difficile dell’esercizio di giurisdizione. Sulla responsabilità civile dei magistrati non c’è nessun progetto in studio, sono sempre stato contrario alla responsabilità “contabile”, in primo luogo perché ogni magistrato è assicurato, quindi paga l’assicurazione - ha osservato il Guardasigilli - inoltre non a caso, in tutti i paesi del mondo esiste il giudizio di primo, secondo e terzo grado. Il magistrato va sanzionato solo se non conosce la legge o se non conosce le carte del processo. Altrimenti va sanzionato nella carriera.

D’altronde, nonostante i tanti processi che si riaprono o si risolvono in un nulla di fatto con innocenti schiacciati da proclami sui giornali e sentenze anticipate dai media, i magistrati avanzano di carriera come se il sistema funzionasse alla perfezione.
«Questo Csm non funziona come dovrebbe funzionare, altrimenti non avremmo queste discrasie. Perché sappiamo tutti che ci sono le correnti e ci sono stanze di compensazione per cui tutti si proteggono tra di loro», ricorda il Guardasigilli, che poi pone una domanda retorica: «È possibile che il 99,9% dei giudizi di professionalità sui magistrati siano tutti eccellenti?».

Solo se le carriere di pm e giudici dipendono da alchimie correntizie fatte alle spalle dei cittadini e alla faccia degli errori giudiziari. Ecco perché la riforma fa paura solo alle toghe più ideologiche o in malafede.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica