Il redde rationem tra la magistratura e il governo ha una data precisa: 25 gennaio, giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si terrà nelle 26 Corti d’Appello, coi riflettori puntati soprattutto su quella di Napoli dove sarà presente il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Un’occasione troppo ghiotta per le toghe, pronte a salire sul palcoscenico per tuonare contro la separazione delle carriere voluta dall’esecutivo. Un’occasione che rischia di trasformare un importante momento istituzionale in uno show dai contorni ancora da definire.
Già, perché all’interno della magistratura è iniziata la gara ad alzare sempre di più l’asticella della contestazione.
Ieri l’Anm guidata da Giuseppe Santalucia (foto) ha proposto che tutti, con toga scura, leggano un foglio con frasi ad alto effetto emotivo sulla Costituzione, spiegando le ragioni della protesta.
Anche Magistratura democratica ha affilato le armi annunciando che devono essere «messe da parte timidezze e ritrosie, assieme a tipologie di protesta deboli e tiepide, e che si agisca piuttosto con gesti visibili e determinati, in difesa della Costituzione».
Da lì la richiesta che i magistrati «abbandonino l’aula, in forma composta, nel momento in cui il rappresentante del ministro prenderà la parola. Si tratta di una forma di protesta chiara, di un gesto visibile e di una reazione davvero all’altezza delle aggressioni che, contro la Costituzione e i diritti dei cittadini, si vogliono portare con la riforma in discussione». Una mossa non inedita e che ci fa tornare indietro di quindici anni quando la stessa protesta fu messa in atto nel 2010 nel momento in cui prese la parola un rappresentante dell’esecutivo Berlusconi.
Allora il tema del contendere erano gli attacchi dell’allora premier e leader di Forza Italia nonché le azioni legislative annunciate. Oggi l’unica differenza è che la corazza di ferro dentro la quale la magistratura è riuscita a proteggersi rischia davvero di essere trafitta.
Proprio per questo, i giudici si chiudono a riccio e provano a far sentire la loro voce, alzando il livello dello scontro. E così non stupisce che ci sia chi suggerisca di indossare t-shirt con slogan per aizzare l’opinione pubblica (non curante degli ultimi sondaggi che hanno visto piombare ai minimi la credibilità della magistratura), chi pensi a flash-mob; chi proponga di presentarsi in tribunale con ombrelli colorati e chi metta sul tavolo l’ipotesi dello sciopero.
Il tipo di iniziativa verrà messa nera su bianco al Comitato direttivo centrale dell’Anm previsto domani, a quel punto il dado sarà
tratto e si capirà se l’appello di Nordio a un confronto dibattito aperto, leale, corretto e razionale sarà stato ascoltato o se ancora una volta la celebrazione della nostra giurisdizione sarà stata trasformata in una farsa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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