Mancini: «Inter, conta solo lo scudetto» Paura e rimpianti davanti all’ex Mutu

Il tecnico: «È straordinario: se gioca come in Uefa sarà dura». Ibra fermo, c’è Balotelli

Il Milan pensa a Ronaldinho, l’Inter allo scudetto. Parola di Mancini, che ogni tanto ha il naso che si allunga ma, in questo periodo, non ha tempo neppure per camuffare le verità. L’Inter ritrova Mutu e non è il miglior momento per scambiarsi apprezzamenti. Il piede d’oro di Firenze mette paura. «È un giocatore straordinario. Se è in forma, come in coppa Uefa, dovremo fare molta più attenzione». Ci vuol poco per avere idee chiare, soprattutto oggi. L’Inter si gioca un pizzico di credibilità e un gruzzolo di speranza. Battere la Fiorentina è un favore al Milan, ma anche un «fatti più in là» servito alla Roma.
Dice la statistica che la squadra di Prandelli ha collezionato solo sconfitte nelle ultime tre trasferte. Un po’ troppe. Mancini teme la scaramanzia ed ha già capito che serve un patto con i satanelli del pallone, magari inginocchiandosi a qualche tiro della malasorte: in settimana è rimasto chiuso in ascensore per 40 minuti. «In ascensore non si sta bene, ma sono pronto a rimanere ancora bloccato, se vinceremo». Ecco servito chi si strugge pensando ci voglia Ibrahimovic (non convocato, a riposo anche in coppa Italia con la Lazio) o si accartoccia nel dubbio: meglio Cruz (in coppia con Balotelli) o Crespo (che finirà in panchina)?
Conta che l’Inter vinca e questa è l’unica certezza assoluta. «La nostra mente deve essere rivolta solo a cercare di conquistare le sei partite che mancano». Sottinteso: al resto penseremo più avanti. E allora se non sarà Ronaldinho (anche se il Barcellona ha interpellato l’Inter qualche tempo fa) magari arriveranno giocatori più utili alla casa. In pole position: Diego Capel, il giovane giocatore di fascia di casa al Siviglia, e Alexander Hleb, il centrocampista bielorusso dell’Arsenal. L’Inter cercherà rinforzi soprattutto a centrocampo, gente di peso e di nome (Deco), e probabilmente lascerà Jimenez al suo destino: causa partite sempre a miccia corta. Oggi a San Siro qualcuno rimpiangerà di veder Mutu così bravo e così decisivo. Lo scoprì l’Inter, forse troppo presto. Ma nessun cervellone che abbia pensato di stargli dietro quand’era il momento.
Ora la Fiorentina si nutre di diversi ex nerazzurri: Frey, Mutu, Vieri. Ed arriva a Milano camminando sulle nuvole, ma servendosi dell’Eurostar, secondo abitudini calcistiche degli anni Settanta. Sintetizza Mancini: «Avranno il morale alto dopo la qualificazione in Uefa, stanno giocando molto bene, sarà dura. Sembra un destino che tutte le squadre sulla nostra strada siano in un momento di forma straordinario». Ma anche l’Inter ha faccia rigenerata rispetto a qualche settimana. Recuperati Chivu e Rivas, Materazzi titolare, centrocampo al completo.
Poi c’è la faccia giuliva di Mario Balotelli: una ventata di freschezza e di gol. «Anche se a Bergamo ha giocato lontano dalla porta. Invece lui è più pericoloso sotto porta», ammette l’allenatore Mancini disegnandogli il ruolo del futuro. E probabilmente SuperMario non finirà tra le speranze perdute, com’è capitato con Mutu.

Soprattutto se Mancini resterà sulla panchina dell’Inter. In caso contrario, non sarà Prandelli a prendere il suo posto. La partita di stasera serve solo per salvare scudetto e Champions. E dire al Milan cosa ci sarà nel futuro oltre a Ronaldinho.

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