«Manderemo più Predator Sulla sicurezza non si transige»

Farah (Afghanistan)Un anno dopo si ricomincia da Farah. Nell'inferno di sole e polvere il ministro Ignazio La Russa in mimetica e sciarpa tattica è di nuovo davanti ai suoi soldati. Un anno fa fu per sdoganare la missione, per svelare la verità - fino ad allora mai interamente raccontata - di un Afghanistan dove garantire la sicurezza significa anche combattere. Ora quell'anno è un secolo. Ora il ministro fa i conti con il fantasma di Alessandro Di Lisio , il ragazzo della Folgore saltato su una trappola esplosiva sulla ring road, l'anello d'asfalto che collega questa base al resto dell'Afghanistan. I suoi compagni del reggimento guastatori e quelli del 187° Folgore sono tutti qui, una macchia di mimetiche e baschi amaranto in una fornace di sabbia cucinata da un sole a 50 gradi.
Non hanno bisogno d'incoraggiamento. «Hanno ripreso a lavorare quel giorno stesso con la dedizione di sempre, con un impegno che solo chi sta qui può apprezzare», ricorda orgoglioso il generale Rosario Castellano, comandante del settore ovest. Ma il ministro lo ripete da quando è salito sull'aereo: «Sulla sicurezza non si transige». È il leitmotiv del viaggio, l'impegno con la I maiuscola annunciato qui a Farah e - tre ore prima - nella piazza d'armi del comando di Herat. «È un impegno solenne, lo prendo davanti a tutti voi, ci potranno essere ristrettezze di bilancio per qualsiasi settore, ma Parlamento, ministro e governo non defletteranno mai, vi garantiremo il massimo di sicurezza, di mezzi, misure e addestramento». Quella promessa non è solo rispetto per il caporalmaggiore morto. Quel lutto è la punta dell'iceberg, la tragedia arrivata a ricordare che l'Afghanistan è a una svolta cruciale e che da qui alle presidenziali del 20 agosto la situazione potrà soltanto peggiorare.
Le statistiche illustrate al ministro dal generale Castellano nella sala briefing di Herat sono pericolosamente eloquenti. Se nei primi sette mesi del 2008 le trappole esplosive rinvenute dai nostri soldati erano 27, quest'anno sono già 56, se quelle esplose nel 2008 erano 38, nel 2009 sono diventate 54. Per attacchi convenzionali e suicidi l'impennata è la stessa. Come rispondere? Il ministro l'ha spiegato a Herat: «Per innalzare il livello di sicurezza manderemo più Predator, più elicotteri, e se sarà opportuno più copertura aerea pur senza bombardare». In quei tre ingredienti si sintetizza la nuova cura. I Predator, l'aereo telecomandato, il grande fratello capace di vigilare giorno e notte su strade e percorsi si è già rivelato prezioso per individuare le cellule specializzate nell'interramento di trappole esplosive. Gli elicotteri d'assalto Mangusta sono fondamentali grazie all'impiego chirurgico di missili e cannone di bordo per portare soccorso immediato alle unità sotto attacco. Più complessa e tutta da verificare, precisa il ministro, la possibilità di utilizzare i due Tornado non soltanto per semplici ricognizioni, ma anche per il sostegno alle truppe sul terreno. «Si potrebbe non dotarli di bombe utilizzarne solo il resto dell'armamento per evitare il rischio di perdite collaterali e sfruttarne la precisione quasi pari a quella degli elicotteri unita a velocità d'intervento molto elevata».
Le riflessioni sulla sicurezza vanno di pari passo con un impegno che tra qualche mese si concentrerà esclusivamente nelle quattro province occidentali e diventerà probabilmente sempre più intenso e caldo qui a Farah e nella ridotta di Bala Mourghab all'apice nord occidentale del nostro settore.

«Il progetto - spiega il ministro - è mettere fine al nostro impegno nella zona di Kabul e trasferire tutte qui le nostre truppe». Il trasloco dalla capitale e dalla valle di Musay garantirà al fronte occidentale un totale di circa 2.700 uomini e un'unità d'intervento e azione fondamentale per utilizzare al meglio il potenziale militare.

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