Le mani delle superpotenze sull'Africa, ieri come oggi

Grimonprez racconta con filmati d'epoca e brani jazz le trame intorno al continente nero. Da Ovest e da Est

Le mani delle superpotenze sull'Africa, ieri come oggi
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da Los Angeles

La Guerra fredda, l'attivismo per i diritti civili dei neri in America, i movimenti indipendentisti in Africa e nel Congo belga dove, alla decolonizzazione e alle prime libere elezioni, segue l'arresto e in seguito l'uccisione del primo ministro Patrice Lumumba nel 1961, sostituito - con l'aiuto della Cia - dal governo fantoccio di Mobutu sotto il controllo degli Usa. C'è questo e molto altro in Soundtrack to a coup d'Etat, ora in streaming su IWonderfull Prime Video Channels di Prime Video.

Candidato all'Oscar fra i migliori documentari, il film del belga Johan Grimonprez racconta un pezzo di storia turbolenta della sua nazione e del mondo intero, con un'affascinante tecnica di commistione tra filmati d'epoca e musica jazz. Musica che non è soltanto sfondo, ma anche protagonista. «La musica è un agente storico in questo racconto», dice il regista. Il jazz agisce su due fronti: è la colonna sonora della protesta nera nei confronti dei colonizzatori, ma è anche l'ambasciatore della democrazia americana in Africa. Con la calda e graffiante voce di Louis Armstrong, mandato in tournée in Congo proprio nel momento del complotto per assassinare Lumumba. «Louis Armstrong - spiega Grimonprez - viene mandato in Africa per mostrare il volto della democrazia, ma a casa non gli è permesso votare. È la schizofrenia di quel tempo». Non solo, Armstrong venne usato a sua insaputa, come arma di distrazione di massa. «Sapevo che Louis Armstrong si trovava in Congo durante il colpo di stato che depose Lumumba, ma scavando più a fondo negli archivi ho scoperto che c'era una storia più grande dietro. La Cia e il Dipartimento di Stato americano avevano usato Armstrong per mettere le mani sul Congo».

E non va meglio dall'altra parte della «cortina di ferro». L'Unione Sovietica ha le stesse mire espansionistiche sulle risorse del sottosuolo africano. Nikita Khrushchev invita - ma non è altruismo - 16 Paesi africani alla 15ª assemblea generale dell'Onu, e avviene in quell'occasione il famoso episodio della scarpa battuta sul leggio. «Khrushchev, l'Unione Sovietica non sono meno colpevoli dei Paesi occidentali. Anche se è stato lui a proporre la risoluzione per la decolonizzazione dei Paesi africani ratificata dall'Onu nel dicembre 1960, egli stesso stava colonizzando le nazioni del Blocco Orientale: Ucraina, Polonia, Ungheria. Lo ha riconosciuto lui stesso nei suoi diari, quando è stato scalzato da Leonid Brezhnev e mandato in pensione forzata. Se fai un passo falso e prendi la strada sbagliata, la storia non ti perdonerà e il ricordo ti perseguiterà per sempre, aveva scritto. A quella assemblea dell'Onu c'era gente che protestava contro di lui, che lo chiamava grasso ratto rosso. A volte è interessante ascoltare le parole degli agenti della storia da vari punti di vista».

Insomma, nel documentario di Grimonprez non ci sono buoni e cattivi. Ci sono soprattutto uomini avidi e cuori ribelli. «Non è stato facile apprendere che anche la mia nazione, il Belgio, era fra i cattivi, che è stata complice dell'omicidio di Lumumba e di varie altre efferatezze». Nella lista nera, delle persone da uccidere stilata dai servizi segreti belgi c'era anche Andrée Blouin. «Una figura centrale nella storia che racconto. - dice il regista - È stata etichettata come la donna più pericolosa d'Africa. Ebbe a che fare con tutti i primi leader indipendenti in Africa, Patrice Lumumba, Abdel Nasser, Kwame Nkrumah, Frantz Fanon, Ben Bella. Si parlava della costituzione degli Stati Uniti d'Africa, a beneficio degli africani». Non poteva succedere, troppo pericoloso per entrambi i lati della «cortina di ferro». E oggi non va meglio.

«Ogni materiale per ogni grande guerra proviene dal Congo, a partire dal caucciù per la Prima Guerra Mondiale, poi l'uranio per la

Seconda, il rame per il Vietnam. Oggi è il cobalto per i programmi spaziali, e sono i minerali come il litio per le Tesla o per gli iPhone. Ciò che è stato messo in moto all'epoca sta accadendo ancora oggi», conclude il regista.

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