Manifesti da collezione che hanno fatto storia

Al Centro svizzero celebri opere di Munari, Max Huber e molti altri. Da vedere anche la macchina per scrivere «Lettera 22» di Indro Montanelli

Tra il 1945 e il 1970 Milano fu l’epicentro di un nuovo capitolo delle arti grafiche diventando così la capitale dell’editoria e della pubblicità. Numerosi fotografi e grafici arrivarono anche dalla Svizzera, in particolare da Zurigo contribuendo in modo determinante al fenomeno del capoluogo milanese in ascesa economica e artistica trovando un ambiente non accademico, non dogmatico ma stimolante. Il grafico svizzero Max Huber fu uno dei pionieri.
È per questo che il Centro Culturale Svizzero con ingresso da via del Vecchio Politecnico 3 (Piazza Cavour), ha organizzato una bella mostra dal titolo «Poster e grafica collection» con al centro di una delle sale la macchina da scrivere «Lettera 22» dell’Olivetti, proprio quella di Indro Montanelli tanto graficamente pubblicizzata da Giovanni Pintori e una raccolta di opere di design da Bruno Munari, Armando Testa, Albe Steiner, Luigi Veronesi, Heinz Waibi fino a Walter Ballmer, Erberto Carboni, Mario Cresci, Gerhard Foster, Giancarlo Liprandi, Carlo Vivarelli e il geniale Bob Noorda, solo per citarne alcuni, molti dei quali ancora operanti nel settore sempre nella nostra città.
A firmare i numerosi Manifesti della Campari che lampeggiava con i suoi neon in piazza Duomo è stato Bruno Munari, mentre a disegnare il simbolo della Pirelli è stato Gerad Foster insieme a Bob Noorda, simboli di una Milano in espansione. L’«Olivetti 32» o la « Studio 45» furono pensate e disegnate nella grafica pubblicitaria da Nizzoli, Walter Ballmer; la Prenatal dal Gruppo Lbg di Serge Libiszewski che si è occupato anche della Rinascente con Lora Lamm dal 1956 a tutti gli anni Sessanta. E proprio i disegni delle silhouette della Lamm sono tornate di moda proprio ora sulle riviste femminili o sulle copertine di libri dedicate alle giovani adolescenti, ma anche giocate nuovamente in tema pubblicitario.
A Max Huber oltre alla Rinascente anche lui, il primato dei Gran Premi d’Italia sia automobilistici che motociclistici e per la Lotteria di Monza. Armando Testa e Michael Engelmann si sono occupati dei pneumatici Pirelli, dei pneumatici per biciclette. Ma anche Lora Lamm e Bob Noorda si sono dati al cinturato Rolle della Pirelli.
Cambiando settore il primato delle calzature negli anni Cinquanta è andato a Heinz Waibi con la Gasparotto; Heinz Waibi i mobili curvati della Lierna, grande design di Gavina e Lierna e per la Casa Ricordi, tutti i libretti per i concerti a partire da Domenico Scarlatti o altri ritorna il nome di Heinz Waibi. Armando Testa si diverte con i cappelli Borsalino (un altro è stato Max Huber) e con la pasta Barilla; Remo Muratore negli anni Cinquanta celebra la Rai, la Montecatini, la Necchi. Il «Vermouth di Grassotti, casa fondata nel 1872» è dai primi anni ’40 alla base della creatività di Max Huber per il settore. Heinz Waibi e Albe Steiner si occupano negli anni Cinquanta della Radio e Massimo Vigorelli della Biennale d’Arte di Venezia.
Lo Studio Boggeri si dedica al Vigorelli, Glaxo, Roche, Vitaplex a partire dalla metà degli anni Quaranta quando Luigi Veronesi con «Lavoro per tutti. Consigli di gestione» a cura della Federazione del Partito Comunista inaugura la stagione dell’impegno politico e del problema della classe operaia. Milano, capitale dell’industria non poteva tralasciare questo problema. La Fiera di Milano vive grazie alla matita di Georg Erhardt e Franco Grignani di Arflex, Alfieri e Lacrix «Tipolitozinco grafica in Milano».
È con Carlo Vivarelli, Walter Ballmer, Felix Humm che si schiusero nuove prospettive lavorando tutti come Vivarelli, Cresci, Tovaglia, in studi lungimiranti primo fra tutti quello di Antonio Boggeri. Calcolo razionale e rigore formale si mescolarono a creatività e poesia.

Oltre a Milano poster, disegni, fotografie, riviste, copertine di dischi e libri sono esposti al Museum fur Gestaltung di Zurigo con alcuni esemplari del made in Italy.
Poster collection al centro culturale svizzero, via Vecchio Politecnico 3 orari lunedì-venerdì 11-17, sabato 14-18.

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